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Cronaca

Da oggi anche il Piemonte è in zona arancione. E’ caos Dad a scuola

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C’è anche il Piemonte tra le regioni che, oltre alla Valle d’Aosta, da oggi si colora di arancione. Al di là delle restrizioni previste dall’ultimo decreto, le misure cui ci si deve attenere in questa zona valgono per i non vaccinati.

Per chi è immunizzato o è guarito, non cambia praticamente nulla. Senza il green pass rafforzato sono consentiti gli spostamenti con mezzo proprio verso altri comuni della stessa regione o di altre regioni “solo per lavoro, necessità, salute o per servizi non sospesi ma non disponibili nel proprio comune”. Permessi, invece, anche senza certificato gli spostamenti con mezzo proprio da comuni di massimo 5.000 abitanti verso altri comuni entro i 30 km, eccetto il capoluogo di provincia. 

E ancora: senza green pass o con il solo pass semplice non è consentito l’accesso ai negozi presenti nei centri commerciali nei giorni festivi e prefestivi (eccetto alimentari, edicole, librerie, farmacie, tabacchi). Per quanto riguarda, poi, i limiti riguardo al numero di persone che possono sedersi allo stesso tavolo nei bar, nei ristoranti e nelle altre attività di ristorazione, questi spariscono, purché sia mantenuto – sia in zona gialla che arancione – il rispetto delle capienze e delle regole per l’esercizio di queste attività stabilite negli specifici protocolli di settore.

Decisamente più in difficoltà la gestione scuole, alle prese con chiusure, Dad e tamponi che cambiano in base a “provvedimenti sanitari a macchia di leopardo”, come denuncia da palazzo Lascaris a Torino il vicepresidente della commissione regionale alla Sanità, Domenico Rossi. Un sistema che – secondo l’esponente del Partito Democratico – in Piemonte non funziona perché “mette in mezzo” le varie Asl locali, da mesi oberate di lavoro, incaricate dal governo regionale di gestire la partita ognuna con un proprio iter, scegliendo la soluzione più opportuna di volta in volta. Ma è, inevitabilmente, caos. Ad oggi, a risentire del “modello pandemia nelle scuole”, è soprattutto la primaria: a seconda dell’Azienda sanitaria locale di riferimento, viene applicato un determinato percorso; in molti casi non si riescono a fare i tamponi quindi le classi stanno a casa in Dad per cinque giorni e quindi rientrano solo gli alunni con tampone negativo. In altri casi i dirigenti scolastici non riescono a parlare in modo immediato con il responsabile del Servizio Igiene e Sanità Pubblica, in altri ancora la scuola presenta il caso al Sisp e, in base a chi c’è, di turno decide. E poi c’è il discorso tamponi: spesso la difficoltà a fare quelli necessari per garantire massima sicurezza, porta il responsabile sanitario a proporre la chiusura. Nella vicina Lombardia viene attuato un protocollo uguale per tutti: nel caso di un positivo in classe l’Asl avvisa il dirigente scolastico, che a sua volta avvisa gli studenti, i quali vanno in farmacia per fare il tampone.

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