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Cronaca

Cuneo: detenuto frantuma tavolo e ferisce poliziotto penitenziario

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CUNEO – Ennesimo episodio violento ieri pomeriggio, lunedì 13 marzo, nel carcere di Cuneo. Un detenuto ha ridotto in frantumi un tavolo in plastica presente nella cella e, con un pezzo appuntito, ha ferito un poliziotto penitenziario.

Foto di repertorio

L’episodio è stato denunciato dal segretario regionale per il Piemonte del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Vicente Santilli. “Ieri pomeriggio, un detenuto imputato di nazionalità svizzera ha, senza ragione alcuna, distrutto irrimediabilmente un tavolo in plastica in dotazione alla cella in cui era assegnato. Dopo di che, ha scagliato i pezzi di tavolo fuori dalla cella riuscendo a colpire alla schiena un appartenente alla Polizia Penitenziaria operante nella Sezione, il quale ha riportato delle contusioni guaribili in otto giorni. Il detenuto aveva terminato da appena dieci giorni un periodo di accertamento delle infermità psichiche ai sensi dell’art. 112 dell’Ordinamento Penitenziario. Sono stati momenti di grande tensione, gestiti con sangue freddo e professionalità dai poliziotti penitenziari, sintomatici della reale situazione penitenziaria. Basta! Non siamo carne da macello e non si può più tollerare tutta questa impunità di cui godono i detenuti violenti!”.

Netta la denuncia di Donato Capece, segretario generale del SAPPE: “Stiamo assistendo giorno dopo giorno all’inesorabile declino ed implosione della situazione penitenziaria se non si assumono con urgenza provvedimenti, anche a tutela delle donne e degli uomini del Corpo. Espellere gli stranieri detenuti in Italia, per fare scontare loro la pena nelle carceri dei Paesi di origine, potrebbe già essere una soluzione, come anche prevedere la riapertura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari dove mettere i detenuti con problemi psichiatrici, sempre più numerosi, oggi presenti nel circuito detentivo ordinario. La Polizia Penitenziaria è veramente stanca di subire quotidianamente gratuite violenze per l’incapacità di una Amministrazione che non riesce ad intercedere ai livelli politici competenti, anch’essi sicuramente non esenti da gravi responsabilità”.

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