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Ex Ilva: ArcelorMittal dice no all’aumento di capitale con lo Stato in maggioranza al 66%

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Oggi nell’incontro che si è tenuto a Palazzo Chigi tra gli azionisti di Acciaierie d’Italia (Ex Ilva), la delegazione del Governo ha proposto ai vertici del gruppo franco-indiano ArcelorMittal la sottoscrizione dell’aumento di capitale sociale, pari a 320 milioni di euro, in modo da arrivare ad avere la maggioranza attraverso l’aumento delle quote fino al 66%.

Alla fine dell’incontro però ArcelorMittal ha rifiutato di sottoscrive l’accordo che lo Stato proponeva attraverso il socio pubblico Invitalia. L’offerta prevedeva anche di il pagamento di quanto necessario per garantire la continuità produttiva dei vari stabilimenti.

Il Governo naturalmente non ha potuto far altro che prendere atto dell’indisponibilità di ArcelorMittal ad assumere impegni finanziari e di investimenti, anche come socio di minoranza, e ha incaricato Invitalia a mobilitare il proprio team legale per rimuovere questo ennesimo ostacolo.

I sindacati appresa la notizia, nell’attesa dell’incontro con il governo già fissato per giovedì, stanno valutando quali iniziative è urgente intraprendere per tutelare il lavoro di oltre 20.000 persone che in qualche modo dipendono dall’attività del colosso italiano dell’acciaio.

“L’esito dell’incontro di oggi a Palazzo Chigi, tra la delegazione del Governo e i vertici di Invitalia e ArcelorMittal, conferma quello che Fim Fiom Uilm hanno denunciato e per cui hanno mobilitato le lavoratrici e i lavoratori: la necessità di un controllo pubblico e la mancanza di volontà del socio privato di voler investire risorse sul futuro dell’ex Ilva. – commentano i segretari generali di Fim-Cisl, Fiom- Cgil e Uilm-Uil.

L’indisponibilità di Mittal, manifestata oggi nell’incontro con il Governo, è gravissima, soprattutto di fronte alla urgente situazione in cui versano oramai i lavoratori e gli stabilimenti, e conferma la volontà di chiudere la storia della siderurgia nel nostro Paese. – aggiungono i sindacati – Nell’incontro di giovedì ci aspettiamo dal Governo una soluzione che metta in sicurezza tutti i lavoratori, compreso quelli dell’indotto, e garantisca il controllo pubblico, la salvaguardia occupazionale, la salute e la sicurezza, il risanamento ambientale e il rilancio industriale”.

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