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Economia

Ex Ilva e Pernigotti: tanti i nodi ancora da sciogliere

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Mentre il governo, sul caso ex Ilva, sta elaborando un contro piano industriale per cercare di trovare un punto d’incontro nel difficile negoziato con ArcelorMittal sul numero degli esuberi (si è partiti dai 4.700 previsti dal piano della multinazionale per scendere di poche centinaia di unità e per tornare a scontrarsi, poco dopo, su tutto) i sindacati sposano la linea della “tolleranza zero”: neanche un lavoratore dovrà essere lasciato a casa.

Il servizio andato in onda nel nostro TG

Mentre comincia a entrare nel vivo il cronoprogramma per lo spegnimento dell’altoforno 2, dopo l’ordine di esecuzione del giudice Francesco Maccagnano che ha rifiutato ad Ilva la proroga chiesta per gli ulteriori lavori di messa in sicurezza, da oggi tornano ad incontrarsi, a Roma, ArcelorMittal, il negoziatore incaricato dal Governo Francesco Caio, e i commissari di Ilva in amministrazione straordinaria. Il traguardo resta ancora lontano e il prossimo 20 dicembre, all’udienza al Tribunale di Milano, sarà chiesto al giudice un nuovo rinvio circa l’esame del ricorso cautelare urgente depositato da Ilva in amministrazione straordinaria. Ex Ilva occupa i lavoratori di Taranto, Genova Cornigliano e Novi Ligure, nell’Alessandrino.

L’altro macigno indigesto è sul fronte Pernigotti: quasi tutti i dipendenti impiegati negli uffici di Novi dovranno trasferirsi ufficialmente nella sede amministrativa di Milano. Notizia non attesa, quest’ultima, che rischia di guastare la tregua tra azienda e sindacati, arrivata dopo l’annuncio da parte dei turchi della volontà di non cessare l’attività il prossimo 5 febbraio e di rilanciare la produzione nello stabilimento novese e degli investimenti per il futuro, con un possibile nuovo capannone.

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