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Economia

Green pass nelle mense aziendali: “Serve una normativa precisa e sicura”

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Se è vero che il mese di settembre sarà decisivo sul fronte dei numeri da raggiungere per poter rassicurare la popolazione in termini di immunizzazione, è altrettanto certo che – col primo, grande rientro a partire da oggi nei luoghi di lavoro – il banco di prova del green pass nelle mense aziendali è già in fase di rodaggio dallo scorso 6 agosto, da quando la certificazione verde è diventata obbligatoria per consumare un pasto seduti al chiuso.

E la parola che continua a risuonare da giorni, in mezzo ad una fotografia – quella che ritrae chi non possiede il green pass – di lavoratori che – nel rispetto della nuova normativa anti Covid – consuma il proprio pasto fuori dalla fabbrica, è “concertazione”. Una parola più che mai complicata di questi tempi, in cui si rischia di fare un passo falso ogni volta che si prova a mettere ordine nella gestione di un’emergenza sanitaria che continua a creare mille dubbi e altrettanti dibattiti in materia.

E col cerino in mano, questa volta, si sono ritrovate non solo le aziende, ma anche i gestori delle mense (deputati a far rispettare il green pass) e gli stessi dipendenti che (alla faccia della privacy) si ritrovano divisi tra possessori o meno del tanto discusso certificato. Problema che si amplifica in realtà lavorative di grandi dimensioni che, finchè il clima lo consente, nella maggior parte dei casi sono riuscite ad organizzare spazi di accoglienza all’aperto o – grazie ad uno specifico protocollo – hanno riorganizzato la logistica interna e creato un “refettorio” dove il lavoratore possa mangiare il suo lunch box o cestino che dir si voglia. Impresa non sempre facile appunto, quando mancano gli spazi.

E comunque resta legittima la fibrillazione da parte dei lavoratori, dei sindacati che li rappresentano e degli stessi imprenditori su una normativa che va chiarita quanto prima da parte del governo proprio perché si parla di obbligo vaccinale per determinate categorie a partire dal prossimo mese, mentre si sta ancora cercando di rendere il più fluido possibile il lavoro nelle aziende che, dopo le ferie, hanno urgentemente bisogno di produrre, ma senza tensioni, in salute ed in sicurezza.

“Siamo in linea con il nostro presidente di Confindustria Piemonte Marco Gay – sottolineano Renzo Gatti e Fausto Pupo, rispettivamente direttore e responsabile della Sicurezza sul lavoro di Confindustria Alessandria -. Abbiamo bisogno di una normativa precisa e soprattutto il tema della sicurezza non si discute. Auspichiamo che, laddove non ci siano impedimenti per motivi di salute, i lavoratori si rendano partecipi alla campagna vaccinale. Il green pass è uno strumento da utilizzare, ma la nostra battaglia comune deve essere contro il virus e va combattuta insieme, senza divisioni. Ci auguriamo che prevalga il senso di responsabilità”.

Ad inizio estate, in locali messi a disposizione dal comune di Basaluzzo, era stato avviato il primo hub vaccinale dedicato alle imprese in provincia di Alessandria. Realizzato dal Comune in collaborazione con un’azienda associata a Confindustria Alessandria, era stato gestito da Castellazzo Soccorso: gran parte delle aziende del Basso Piemonte avevano fatto ricorso a questo prezioso supporto, vaccinando i propri dipendenti.

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