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Turismo e Ambiente

Falda acquifera di Spinetta Marengo: Solvay spiega i dati di Arpa e parla di “miglioramento”

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SPINETTA MARENGO – Solvay spiega i risultati delle campagne di monitoraggio pubblicate nei giorni scorsi da Arpa Piemonte in merito alla situazione delle acque di falda.

Trimestralmente, da diversi anni, ARPA compie il monitoraggio delle acque di falda presso il polo chimico di Spinetta Marengo e i risultati vengono puntualmente resi pubblici. Per ottenere una lettura corretta dei dati forniti da ARPA, relativi alle campagne di dicembre 2021 e marzo 2022, occorre contestualizzarli (e integrarli con i numerosi dati forniti periodicamente agli Enti da Solvay) in relazione alle condizioni idrogeologiche e ai numerosi interventi in atto.

Anche i dati relativi alle campagne di dicembre 2021 e marzo 2022 – correttamente letti nella loro evoluzione cronologica – concludono per un significativo e progressivo miglioramento della qualità dell’acqua di falda all’esterno del polo chimico, con un trend di complessiva e costante decrescita dei livelli di contaminazione dei composti rappresentativi della contaminazione storica. Dal 2009 ad oggi, si conferma la riduzione di oltre il 90% dei solventi clorurati all’esterno del sito, e una riduzione della concentrazione media di cromo esavalente nell’acqua di falda all’esterno del sito di oltre il 60%, raggiungendo così il minimo storico.

In proposito, i risultati hanno messo in evidenza che alcuni dei piezometri storicamente più contaminati a valle dell’area di cattura della barriera, hanno mostrato il raggiungimento delle concentrazioni minime storiche o comunque tra le più basse delle serie storiche per i contaminanti tra i più rappresentativi, quali ad esempio Cloroformio e Tetracloruro di Carbonio. Per dare contezza della riduzione delle concentrazioni, a titolo di esempio, si osservi come i tenori rilevati siano stati ridotti fino a oltre 20 volte, rispetto al passato, sia per il Cloroformio sia per il Tetracloruro di Carbonio.

In questo contesto, l’assoluta efficacia della barriera idraulica1 è dimostrata dalle risultanze dei monitoraggi, che nel loro complesso ne confermano la tenuta, e dalle misurazioni mensili del livello di falda, che mostrano un’area di cattura particolarmente estesa ben oltre i confini del sito e un positivo effetto di richiamo delle acque da valle verso lo stabilimento. È importante sottolineare che la presenza di contaminanti “lungo la direzione del deflusso di falda ben oltre l’area di influenza della barriera idraulica” è esclusivamente indice della persistenza delle contaminazioni storiche e non dell’inefficienza della barriera stessa.

1 La funzione della barriera idraulica è quella di intercettare il flusso di acqua della falda in uscita dallo stabilimento e inviarla al trattamento (impianto TAF) per il successivo riutilizzo come acqua industriale. La barriera (potenziata fino alla portata di 570mc/h equivalenti a 6 piscine olimpioniche al giorno) trattiene i contaminanti e opera una vera e propria azione di bonifica delle acque. Per quanto riguarda i valori massimi di cC6O4 rilevati da ARPA nel livello superficiale della falda (Livello A), è utile specificare che si riferiscono ad un singolo punto all’interno di una limitata area dello stabilimento, peraltro oggetto di uno specifico trattamento. Nel livello intermedio della falda (Livello B), in relazione ai solventi clorurati e al PFOA, all’esterno del sito nell’area di valle, è vero che sono presenti concentrazioni medie maggiori rispetto a quelle presenti all’interno, ma questa è la chiara evidenza della presenza di una contaminazione pregressa nelle aree esterne e dell’assoluta attuale ininfluenza del sito e delle sue attività. A ulteriore conferma, si sottolinea l’assenza di cC6O4 nei piezometri esterni e la sola presenza di contaminanti storici. Tale situazione è dovuta all’azione sinergica di tutti i pompaggi presenti all’interno del sito.

Per quanto riguarda i livelli profondi della falda (Livello C e Livello V), i dati di dicembre 2021 e marzo 2022 confermano per entrambi l’ottimo stato qualitativo delle acque, anche grazie al fatto che questi livelli sono naturalmente protetti da strati a bassissima permeabilità. I dati riportati da ARPA si riferiscono a un unico piezometro del Livello V che, come peraltro noto da tempo agli Enti, non risulta in alcun modo rappresentativo della qualità delle acque del livello profondo della falda e che, pertanto, è stato oggetto di un complesso intervento di manutenzione. Infine, per quanto riguarda l’area esterna allo stabilimento, aderendo volontariamente al progetto pur in assenza dell’identificazione del responsabile della contaminazione esterna, in coordinamento e collaborazione con gli Enti, Solvay ha avviato il Piano per la Bonifica dei terreni all’esterno dello stabilimento.

Per il “Progetto di Messa in Sicurezza Operativa e primi interventi di Bonifica”, Solvay ha già speso oltre 36 milioni di euro e approvato finanziamenti per altri 29 nei prossimi anni. Per la bonifica del polo chimico di Spinetta Marengo vengono applicate le migliori e innovative tecnologie disponibili. La sostenibilità, per Solvay, è un impegno concreto per il quale continua ad investire. Infatti, raggiunge l’importo complessivo di 40 milioni di Euro, che ha una ricaduta importante sul territorio perché le imprese coinvolte sono per la quasi totalità locali, l’investimento di Solvay per due progetti prossimi all’avvio che nello stabilimento di Spinetta Marengo contribuiranno al miglioramento ambientale e che porteranno l’attuale efficacia dei sistemi di trattamento delle acque alla rimozione pressoché totale dei PFAS. Se le performance richieste a livello Europeo sono dell’80%, gli attuali valori di rimozione a Spinetta Marengo con le Migliori Tecnologie Disponibili BAT (Resine a Scambio Ionico e Carboni Attivi) già in utilizzo sono superiori al 99% e, con i nuovi impianti, si potrà raggiungere il cosiddetto “zero tecnico” (prossimo al 100%).

Una comunicazione alla quale i legali rappresentanti dell’azienda Luca Santa Maria e Dario Bolognesi aggiungono:

Dopo approfondite e lunghe indagini preliminari condotte dal Procuratore Capo, dai NOE di Alessandria con il supporto di Arpa, è emerso, al di là di ogni ragionevole dubbio, l’impossibilità fattuale e giuridica di configurare una qualunque ipotesi di reato ambientale a carico di Solvay e dei suoi dirigenti.

L’inquinamento secolare interno ed esterno allo stabilimento di Spinetta Marengo, causato dalla gestione industriale di Montedison e Ausimont, sta da anni nettamente diminuendo per effetto delle innumerevoli attività di messa in sicurezza e di bonifica attuate da Solvay.

È bene ricordare che queste attività – iniziate nel 2008 – si sono sempre svolte sotto la diligente e scrupolosa vigilanza da parte di Arpa e di tutti gli Enti Pubblici della Conferenza dei Servizi, sulla base di un programma compendiato nel Progetto Operativo di Bonifica approvato dalla Conferenza dei Servizi nel 2012. Il fatto che dalle indagini di Arpa emerga che tuttora è presente un inquinamento residuo di un’attività industriale secolare è normale e prevedibile.

Tutti devono sapere – e sul punto non v’è mai stato disaccordo tra Solvay ed Enti pubblici ed anzi era chiaro sin dal Progetto Operativo di Bonifica del 2012 – che un inquinamento delle dimensioni di quello lasciato da Montedison e Ausimont in eredità a Solvay e alla intera comunità, non può essere risolto prima di almeno vent’anni. Nulla più e meglio di quel che ha fatto Solvay poteva e può esser fatto per ridurre al minimo il tempo comunque lungo necessario per la bonifica del sito. Arpa stessa non potrà non riconoscere la rilevanza eccezionale delle azioni intraprese da Solvay nel tempo e i risultati già conseguiti.

Il caso di Spinetta Marengo deve essere considerato un caso esemplare – e tutt’altro che frequente in Italia – di un’azione responsabile – ed economicamente molto dispendiosa – di bonifica e messa in sicurezza svolta dall’impresa privata – pur non colpevole dell’inquinamento – con il fondamentale contributo della parte pubblica.

Qualunque accusa a Solvay è quindi ingiusta e inutile perché nessuno ha provato con argomenti seri che si potesse fare più e meglio di quanto ha fatto e ancora farà Solvay per la bonifica dentro e fuori lo stabilimento. Come difensori di Solvay attendiamo, quindi, con serena fiducia le determinazioni della Procura della Repubblica.

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