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Sanità

Si smorzano i toni tra medici di famiglia e farmacisti sulla querelle sui compensi delle dosi anti Covid

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Si smorzano i toni tra medici di famiglia e i farmacisti in merito alla querelle sui compensi delle dosi anti Covid. Questi ultimi infatti (500 farmacie, a oggi, in tutto il Piemonte) saranno coinvolti nella campagna vaccinale dalla metà di giugno e gli oltre 1500 operatori che si presteranno ad inoculare le fiale percepiranno 9 euro a somministrazione.

Lo ha deciso la Regione Piemonte, mentre il riconoscimento dato ai medici di famiglia è pari a 6,16 euro. Oggi, dopo la richiesta da parte del sindacato di categoria Fimmg Piemonte, di rivedere la tariffa dei medici di medicina generale per quest’operazione, proprio per “valorizzare tutte le competenze”, si smussano gli angoli della questione e sono proprio i vertici della federazione che rappresenta i medici di base a puntualizzare che non se ne fa una questione di mero denaro, ma dietro alla disponibilità del medico di famiglia stesso – che porta avanti una campagna vaccinale in alternativa a predisposta nei punti Asl – c’è molto altro. E ciò si intende a livello di responsabilità. Nel momento in cui il medico di medicina generale dà l’adesione, si prenderà in carico tutti i suoi pazienti, “posti in capo solo a lui”, sottolinea il sindacato Fimmg.

E poi c’è il discorso carenza vaccini, che il medico stesso deve prenotare attraverso le farmacie ma che, purtroppo, arrivano a singhiozzo, senza alcuna responsabilità peraltro delle farmacie, per non parlare – dicono ancora dalle rappresentanze di categoria – del fatto che la campagna mediatica che va a scoraggiare o comunque a porre dubbi tra la popolazione per la somministrazione di AstraZeneca o Johnson&Johnson, crea ulteriori ritardi o dinieghi tra i pazienti. Dall’altra parte replica il mondo delle farmacie, attraverso Federfarma Piemonte, che puntualizza come dei 9 euro, 6 vadano agli operatori per l’inoculazione e 3 per la parte amministrativa.

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