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Sanità

Coronavirus: i tanti interrogativi sui possibili farmaci

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È un’emergenza, quella del Coronavirus, che va vissuta ora per ora, con la testa rivolta al futuro e con gli occhi sui numeri che scorrono in continuazione e che, ieri, domenica 22 marzo, – secondo quanto riferito dalla Protezione Civile – sono scesi – seppur in modo flebile – livello di nuovi casi di contagiati.

In Lombardia – la regione martire – si è visto un rallentamento sia di contagi che di decessi. Si accende quindi una speranza che porti tutti, il prima possibile, ad una svolta, ad una discesa di una curva che – com’è noto – sta decimando una generazione, quegli anziani più fragili con il loro vissuto e le loro esperienze di vita di cui verranno privati i nipoti e le nuove generazioni in senso lato.

Nelle ultime ore, poi, la speranza di avere – quanto prima – un farmaco che possa contrastare se non debellare del tutto il virus si amplifica attraverso percorsi medico-scientifici messi in atto in Italia, in primis quello partito all’Istituto nazionale tumori “Pascale” di Napoli con la sperimentazione clinica del Tocilizumab, il farmaco finora usato nell’artrite reumatoide e che ha dato miglioramenti nel trattamento della polmonite che complica l’infezione da Covid 19. Una complicanza temuta che si spera possa essere resa meno grave grazie al farmaco, riducendo la letalità della malattia.

Si lavorerà secondo il protocollo approvato in tempi record da Aifa e dal Comitato etico in sinergia tra ricercatori e istituzioni di tutta Italia, dall’Università di Modena allo Spallanzani di Roma.

Fa invece discutere il nome di un altro farmaco, il Favipiravir (nome commerciale Avigan), un antivirale autorizzato in Giappone dal marzo 2014 per il trattamento di forme di influenza causate da virus influenzali nuovi o riemergenti.

Dopo il video girato sul web da un farmacista italiano che mostra l’Avigan usato in Giappone contro il nuovo coronavirus e che – dice – dà effetti se somministrato ai primissimi sintomi, è stata la Regione Veneto – che ha già il primato dei tamponi a tappeto – ad annunciare ieri con il suo governatore Luca Zaia che questo antivirale verrà sperimentato anche in Veneto.

A stretto giro, ieri sera, anche la Direzione Sanità della Regione Piemonte ha invitato le Aziende sanitarie a manifestare la propria disponibilità alla sperimentazione del farmaco Avigan, secondo le indicazioni che verranno emanate oggi dall’Agenzia italiana per il farmaco, in modo da favorire il coordinamento delle attività e il dialogo con le autorità nazionali. Ecco, il punto va fatto oggi con Aifa, l’agenzia del farmaco italiano, poiché quel medicinale non è ancora autorizzato né in Europa né negli Stati Uniti. Eppure sembra che, sperimentato nel 2016 come trattamento contro l’ebola e, nelle scorse settimane, a Wuhan – l’epicentro della pandemia globale – contro il coronavirus sia risultato sicuro ed efficace: su 340 pazienti il 91% di quelli trattati con il farmaco ha confermato miglioramenti delle condizioni polmonari.

E poi ci sono gli studi legati all’Idrossiclorochina, commercializzata quale farmaco contro la malaria e solitamente denominato Plaquenil. Secondo l’Istituto di Marsiglia, ma anche altri esperti, Idrossiclorochina e Azitromicina agirebbero sulle complicazioni della polmonite bilaterale acuta che risulta nei pazienti affetti da coronavirus (Covid-19). La ricerca sul campo ha messo a confronto un gruppo di persone che lo riceve e un gruppo che non lo riceve. Ciò è stato possibile perché, mentre a Marsiglia lo si somministrava ai pazienti, ciò non avveniva a Nizza e ad Avignone. Il gruppo di pazienti di Nizza e Avignone è quindi diventato, di fatto, il gruppo di controllo. Tutto questo per un totale di 191 pazienti con il virus, compresi quelli di Marsiglia che hanno ricevuto il trattamento. La carica virale presente nei pazienti si è rivelata sostanzialmente minore in coloro i quali hanno ricevuto l’Idrossiclorochina nell’arco di sei giorni. Ancora più bassa è stata la carica virale con la somministrazione di ambedue i farmaci, Idrossiclorochina e Azitromicina. Praticamente azzerata in soli 5-6 giorni.

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