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Cronaca

Torino, aggressione in carcere, Sappe: “Fermezza per i violenti”

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TORINO – Riceviamo e publichiamo dal sindacato di polizia penitenziaria Sappe.

Ancora un fatto violento all’interno delle carceri piemontesi, ancora violenza ignobile nella struttura detentiva di Torino. Vicente Santilli, segretario regionale per il Piemonte del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, racconta quanto avvenuto oggi nel carcere torinese: “Oggi pomeriggio, intorno alle 16,30, presso la Casa Circondariale di Torino, un detenuto tunisino ha aggredito l’agente preposto al terzo piano del padiglione B. Il detenuto pretendeva di entrare all’interno di una sezione detentiva a lui non consentita per farsi consegnare delle sigarette. Al diniego dell’agente, il ristretto si è scagliato contro il poliziotto con violenza colpendolo con una testata e pugni all’addome e sulla bocca. Il detenuto è stato fermato e contenuto dal pronto intervento degli altri agenti. Solo la prontezza e la professionalità del personale di polizia ha impedito che l’accaduto abbia avuto conseguenze più gravi. Il poliziotto è stato accompagnato al nosocomio per le cure del caso a cui è stato diagnosticato una prognosi di 10 gg per contusioni miste”.

Foto di repertorio

Santilli evidenzia che “ancora una volta il SAPPE deve segnalare l’ennesimo episodio di aggressione in un carcere regionale. La carenza di organico nelle carceri piemontesi non è più tollerabile, soprattutto se si tiene conto delle oggettive difficoltà del Personale a gestire detenuti problematici e psichiatrici. Al collega contuso va la mia solidarietà e l’augurio di una pronta guarigione”. Anche Donato Capece, segretario generale del SAPPE, esprime solidarietà al poliziotto contuso a Torino ed è impietoso nella sua denuncia: “Cambiano governi, Ministri della Giustizia e Capi del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, ma non cambia l’indifferenza verso le violenze che quotidianamente subisce la Polizia Penitenziaria: aggressioni, colluttazioni, ferimenti contro il personale, così come le risse ed i tentati suicidi, sono purtroppo all’ordine del giorno. Ma sembra che a nessuno freghi nulla”. “Importante e urgente”, prosegue, “è invece prevedere un nuovo modello custodiale. È infatti grave che la recrudescenza degli eventi critici in carcere si è concretizzata proprio quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica ed il regime penitenziario ‘aperto’, ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le Sezioni detentive con controlli sporadici ed occasionali della Polizia Penitenziaria. Non è certo lasciandoli ore a far nulla nelle celle e nei corridoi delle Sezioni che si favoriscono condizioni di trattamento e rieducazione come prevede la nostra Carta costituzionale. È necessario intervenire con urgenza per fronteggiare le costanti criticità penitenziarie”.

Per Capece, “servono interventi urgenti e strutturali che restituiscano la giusta legalità al circuito penitenziario intervenendo in primis sul regime custodiale aperto. La via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere: certo non indulti o amnistie. Espellere gli stranieri detenuti in Italia, per fare scontare loro la pena nelle carceri dei Paesi di origine, potrebbe già essere una soluzione, come anche prevedere la riapertura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari dove mettere i detenuti con problemi psichiatrici, sempre più numerosi, oggi presenti nel circuito detentivo ordinario. La Polizia Penitenziaria è veramente stanca di subire quotidianamente gratuite violenze per l’incapacità di una Amministrazione che non riesce ad intercedere ai livelli politici competenti, anch’essi sicuramente non esenti da gravi responsabilità”.

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