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Cronaca

Torino, aggressione in carcere, Osapp: “No slogan ma fatti dalla politica”

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TORINO – Riceviamo e pubblichiamo dal sindacato di polizia penitenziaria Osapp.

Un detenuto straniero ristretto presso la Casa Circondariale di Torino al Padiglione B, ieri 12 gennaio alle ore 16:30 circa ha aggredito con notevole violenza un assistente della Polizia penitenziaria colpendolo con schiaffi, pugni e poi, afferratolo per i capelli, con ulteriori testate e solo l’Immediato intervento del restante personale del Corpo in servizio ha potuto evitare conseguenze ancora più gravi. Il poliziotto ferito è stato accompagnato al pronto soccorso dell’ospedale Maria Vittoria dove è stato dimesso con 10 giorni di prognosi s. c.. Alle origini dell’episodio il fatto che Il detenuto avesse tentato di introdursi dal secondo al terzo piano del padiglione e, che impeditagli la prosecuzione dell’indebita iniziativa gli venisse imposto il rientro nella propria cella.

A dare la notizia è l’O.S.A.P.P. (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria) per voce del segretario generale Leo Beneduci. Per quanto riguarda il carcere di Torino abbiamo perso il conto del numero delle aggressioni – specifica il sindacalista – trattandosi di una “mattanza” pressochè quotidiana in danno dei poliziotti penitenziari a dimostrazione della rinuncia dello Stato a qualsiasi intervento inteso a ripristinare sicurezza e legalità nelle carceri nonché la funzione risocializzante e non solo punitiva della pena così come stabilito dal dettato costituzionale.

Purtroppo a Torino, come in altri istituti penitenziari quali quelli di Foggia o di Santa Maria Capua Vetere, per citarne solo alcuni – prosegue il leader dell’O.S.A.P.P., – a fronte dell’assoluto e del tutto indisturbato strapotere delle frange più violente della popolazione detenuta (qualora non si tratti anche del predominio interno alle carceri italiane delle organizzazioni criminali) il personale di Polizia penitenziaria vive nel continuo timore di andare a prestare servizio ogni giorno in assoluta povertà di organici, di mezzi e di tutele. Del tutto privi di riposta, inoltre, gli annosi interrogativi su come sia possibile che nessun responsabile si ponga il problema delle centinaia di migliaia di euro sborsati dai contribuenti e “gettati al vento” ogni giorno per coprire i danni intissimi alle infrastrutture penitenziarie ed agli arredi nelle carceri distrutti nelle rivolte e nelle intemperanze della popolazione detenuta nonché utilizzati nella retribuzione di personale assente dal servizio a seguito delle aggressioni subite.

Ciò che peraltro più stupisce ed indigna – conclude Beneduci – sono il silenzio assordante delle autorità politiche ed in primo luogo del Presidente del Consiglio Meloni e del Ministro Nordio rispetto ad un problema che a partire del carcere e dalle miserevoli condizioni di lavoro del personale, investe la sicurezza dell’intera Collettività nazionale (mentre chi ha la delega sul sistema penitenziario è di volta in volta occupato in altre vicende) nonché nei confronti di un’amministrazione penitenziaria centrale che, nonostante gli ingentissimi stipendi della propria dirigenza, è assente ad ogni intervento o progetto risolutivo benchè della massima urgenza ed indifferibilità.

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