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Cronaca

Autostrade: verso revoca Aspi, ma resta paura di viaggiare

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È agli sgoccioli il termine entro cui il governo si pronuncerà sulla revoca o meno della concessione ad Autostrade per l’Italia.

Il servizio andato in onda nel nostro TG

Certo è che l’esito delle ultime regionali, con la debacle del Movimento 5Stelle – da sempre pro revoca nei confronti dei Benetton – ha rimesso in gioco un dialogo sul filo del rasoio, con un titolo Aspi volato ieri, martedì 28 gennaio, in Borsa e altre ipotesi all’orizzonte, legate però al mantenimento della concessione, come quella di aprire il capitale di Autostrade a nuovi soci, anche di profilo istituzionale.

Questa possibilità rientra di fatto nella nuova filosofia strategica della holding, che – come annunciato dal nuovo a.d. Carlo Bertazzo – punta a diventare una “holding strategica di investimento”, lasciando piena autonomia alle partecipate, attraverso l’apertura del loro capitale, con la possibilità di cedere fino al 49,9%.

Il Milleproroghe, che contiene la norma incriminata che riduce l’indennizzo in caso di revoca (da 23 a 7 miliardi) e prevede il passaggio temporaneo della concessione ad Anas, va convertito entro fine febbraio: contro quel provvedimento Aspi può usare l’arma della risoluzione di diritto della concessione, in base all’articolo 9bis della Convenzione unica. Il Governo, da parte sua, potrebbe mettere sul tavolo della trattativa la richiesta ad Aspi di una riduzione delle tariffe del 5%. Circolano infine tra le ipotesi alternativa alla revoca, anche la maxi multa, la revoca della tratta ligure o altri risarcimenti per Genova.

Intanto la percezione di non sicurezza è purtroppo sotto gli occhi di tutti: ieri, all’alba, l’ultimo episodio sulla A26, tra il casello di Masone e lo svincolo sulla A10. Una lamiera – l’ennesima – staccatasi dalla parete di una galleria e travolta da un tir, il cui conducente è per fortuna riuscito a mantenere il controllo del mezzo, salvando se stesso e altri viaggiatori in movimento: un tratto, quello dove è avvenuto il fatto, dove si viaggia a doppio senso per molti chilometri dopo che, dallo scorso dicembre, Aspi ha dovuto creare un bypass proprio lì per non dover chiudere l’autostrada dopo il crollo di 2 tonnellate e mezzo di cemento dal soffitto della parallela galleria Bertè.

Inutile negarlo: i vertici di Autostrade assicurano da tempo di prendersi cura delle arterie viabili dove i cittadini viaggiano, pagando un pedaggio, ma convivendo al tempo stesso con la paura di affrontare un viadotto o una galleria. Lo stesso timore che ha avuto l’autista del camion della Mcm Autostrasporti di Novi Ligure, una delle aziende di una delle aziende di trasporto che il 14 agosto del 2018 furono coinvolte nel crollo del ponte Morandi a Genova e che ora si ritrova ancora vittima dell’incuria di Aspi.

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