L’Aifa, l’agenzia italiana del farmaco, si è resa disponibile al confronto con le rappresentanze sanitarie per ragionare sui dati delle singole sperimentazioni regionali e valutare l’eventualità di protocolli alternativi.
“Se l’idrossiclorochina non va bene, occorre concordare altre soluzioni – ha detto l’assessore regionale alla sanità, Luigi Icardi -, altrimenti viene meno il perno su cui ruota gran parte della strategia di cura domiciliare dei pazienti covid e si rischia di tornare ad affollare gli ospedali mettendone in crisi l’operatività. In Piemonte, i protocolli farmacologici di cura domiciliare del covid con idrossiclorochina, in fase precoce, hanno dato risultati molto incoraggianti, che siamo in grado di documentare. Chiediamo – ha concluso Icardi – l’attivazione di un “registro 648” per consentire l’erogazione di questo farmaco a carico del Servizio sanitario nazionale per la somministrazione domiciliare. L’Aifa ci fornirà, per contro, gli studi sui quali ha deciso di bloccarne l’utilizzo”.