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Sanità

Dibattito aperto sulla terza dose di vaccino: la precedenza va ai più fragili

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La variante Delta è altamente contagiosa e continua a spaventare il mondo. E, se la cinese Wuhan – a causa di “soli” tre nuovi casi della variante in questione – rivede il lockdown, sia pure parziale e limitato a un’area (dopo il blocco totale vissuto tra fine gennaio e 8 aprile 2020 per contrastare il Covid-19), a Tokyo aumentano i nuovi casi legati alle Olimpiadi e l’Europa stabilisce un ennesimo record, con più di 60 milioni di infezioni da coronavirus registrate nel continente.

L’emergenza, insomma non è passata, anche se gli sforzi della campagna vaccinale stanno dando i loro risultati: la crescita dei contagi, ad oggi, in Italia sembra meno impetuosa, grazie anche alla risposta degli immunizzati tra i 20 e i 29 anni che hanno deciso di vaccinarsi. Certo la guardia non va abbassata e bisogna continuare a rispettare le regole anti Covid, perché la variante Delta in situazioni di affollamento e assembramento si diffonde molto più efficacemente. 

“Dipende dal nostro comportamento il non veder tornare in criticità i nostri ospedali – ha sottolineato Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità e portavoce del Comitato tecnico scientifico in un’intervista al quotidiano La Stampa – ed è certo che completando il ciclo vaccinale il rischio di infezione si riduce dell’88% e di oltre il 95% quello di contrarre forme gravi di malattia che portano al ricovero, o peggio al decesso”.

Ora il tema su cui si sta concentrando il dibattito internazionale è sulla terza dose di vaccino: sarà necessaria oppure no? Ad oggi la comunità scientifica sa che la risposta immunitaria va oltre i 6 mesi, alcuni nuovi studi dicono più di 8. Diverso è il discorso per gli immunodepressi che hanno una risposta più debole e per i quali si stima opportuno un richiamo a 6-7 mesi dal completamento del ciclo vaccinale. In questi giorni Israele ha fatto da apripista nel mondo, somministrando da domenica, su base volontaria, la terza dose agli over 60 o con sistema immunitario fragile, la Germania si prepara a farlo a partire da settembre, così come la Gran Bretagna.

Gli scienziati italiani, pur divisi sull’opportunità di andare anche nel Belpaese nella direzione della terza dose, sono convinti che la vaccinazione resti l’arma fondamentale contro le varianti. E, anche se l’Ema si è già espressa sottolineando che al momento “è troppo presto per confermare se e quando ci sarà bisogno di una dose di richiamo, perché non ci sono ancora abbastanza dati dalle campagna vaccinali”, entro la fine del mese anche l’Italia potrebbe andare verso le scelte già prese da altri Paesi, mettendo le persone più fragili nella corsia preferenziale per il richiamo della terza dose.

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