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Economia

I sindacati bocciano piano industriale ArcelorMittal, sciopero il 10 dicembre

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I sindacati respingono il nuovo piano industriale presentato da ArcelorMittal al tavolo del Ministero per lo Sviluppo Economico.

Secondo la proposta del gruppo franco indiano l’organico ex Ilva passerebbe dai 10.789 occupati del 2019 a 6.098 lavoratori nel 2023. 4700, in sostanza, gli esuberi rilanciati dalla proprietà al termine del vertice romano, con una riduzione dei livelli occupazionali di 2891 unità già nel 2020. Numeri che pesano come macigni sul futuro del colosso siderurgico, che ha casa madre a Taranto e stabilimenti anche a Genova Cornigliano e a Novi Ligure, nell’Alessandrino. “L’azienda ha avuto quest’anno uscite di cassa di un miliardo di euro” ha dichiarato l’ad di ArcelorMittal, Lucia Morselli. E, di fatto, quei 4.700 esuberi richiesti si discostano di pochissimo dagli iniziali 5000: ciò significa che le condizioni di Mittal non sono cambiate, con eccezione di un impegno per trasformare l’altoforno 2 in un forno elettrico. Le posizioni al tavolo sono di conseguenza distanti. “Un ridimensionamento inaccettabile” tuonano le sigle sindacali, che annunciano uno sciopero dei lavoratori e manifestazione nazionale a Roma il prossimo 10 dicembre. Dall’altra parte la proprietà, che ribadisce che intende restare a Taranto solo con un taglio della produzione, fino a un massimo di 6 milioni di tonnellate, e con appunto 4.700 lavoratori in meno. Il governo ovviamente si aspettava tutt’altro incontro, considerate le premesse di “clima costruttivo” tra Mittal e il premier Giuseppe Conte. “Grande delusione” ha ammesso il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, perché “L’azienda – ha aggiunto – ha fatto dei passi indietro”.

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