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Cronaca

A Novara la prima udienza del processo Eternit Bis

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Un’emozione forte, fortissima, tornare ieri, mercoledì 9 giugno in aula, per chiedere giustizia per chi è morto per amianto: è successo alla delegazione di cittadini – composta da eredi di vittime, enti ed istituzioni, fra cui Afeva, Cgil, Uil, Medicina Democratica, Stato, Regione Piemonte, Provincia di Alessandria e molti comuni, tra cui quello di Casale Monferrato – che, dopo 12 anni dal primo processo Eternit, vive un nuovo procedimento penale, quello legato al dibattimento in Corte d’Assise passato dalla Procura di Vercelli a Novara, il cui foro è presieduto da Gianfranco Pezone.

L’imputato per l’Eternit Bis (ieri assente, come peraltro in passato) è ancora una volta lui, il magnate svizzero Stephan Schmidheiny responsabile di disastro ambientale nel primo processo che lo riguardava, ma che vide poi il reato prescritto: ora deve rispondere di omicidio volontario plurimo, con dolo eventuale, per 392 persone.

Per la prima udienza è stata scelta (per motivi di spazio, considerata l’emergenza sanitaria) l’aula magna del campus universitario Perrone, trasformata in un’aula di tribunale con tanto di scritta nera “La legge è uguale per tutti” proiettata su un telo bianco. Le prossime si terranno, dal 5 luglio – per motivi legati sempre alla pandemia – a porte chiuse fino alla fine dell’emergenza -, ma i giornalisti saranno ammessi in aula. Una trentina le parti civili coinvolte in un percorso doloroso, ma battagliero, necessario a ricordare a tutti – come ha sottolineato il sindaco di Casale Monferrato Federico Riboldi, presente ieri con il suo vice Emanuele Capra e l’assessore all’ambiente Maria Teresa Lombardi – che la comunità casalese chiede quella giustizia “negata nel primo processo”.

E se anche Palazzo Chigi è nella lista della difesa, salta fuori il nome del premier Mario Draghi fra chi potrebbe rendere testimonianza. Intanto sono 42 le persone legate alle 392 vittime oggetto di questo processo che si sono costituite parte civile per l’Eternit Bis. A sostenere l’accusa è un pool di due pm: Gianfranco Colacee Maria Giovanna Compare. I difensori dell’imputato sono Guido Carlo Alleva e Astolfo Di Amato (ieri assente per motivi personali). Il processo sarà lungo, ma è invece vicina la data che il primo cittadino di Casale Monferrato si è prefissato per concludere la bonifica: è il 2024, anno in cui si vuole issare un bandiera importante: quella di “città libera dall’amianto”.

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