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Cronaca

Il Piemonte guarda al 26 aprile, ma a Torino il 30% di bar e ristoranti resterà chiuso

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Anche il Piemonte, attualmente in zona arancione, vede il giallo in fondo al tunnel dei contagi. Colore che, salvo colpi di coda inaspettati in base ai numeri del consueto monitoraggio, dovrebbe concretizzarsi in forma “rafforzata” ed interessare 12 regioni.

Il ripristino anticipato della zona gialla già dal 26 aprile dovrà tradursi in un nuovo decreto legge, con la possibilità di spostarsi tra regioni di questo colore ed il pass anche tra quelle di colore diverso. “Con la posizione assunta dal premier Draghi – ha affermato il presidente del Piemonte Alberto Cirioabbiamo la prova che il nuovo governo ascolta i territori e le regioni. In questi giorni abbiamo fatto un grande lavoro con i nostri dipartimenti di prevenzione per presentare delle linee guida che garantissero di poter riaprire in sicurezza. Non si può più aspettare: dove le attività economiche e commerciali possono riaprire in sicurezza, devono poterlo fare”. 

“Le riaperture – ha precisato il presidente del Consiglio Mario Draghi – sono una risposta al disagio di categorie e giovani e portano maggiore serenità nel Paese, pongono le basi per la ripartenza”. Tra i primi a farlo saranno i ristoratori: in zona gialla, dal 26 aprile a tutto il mese di maggio, sarà possibile pranzare o cenare solo nei locali che hanno tavoli all’aperto e dal primo giugno si mangia nei ristoranti al chiuso solo a pranzo.

Certo, preoccupa – dal punto di vista climatico – la possibilità di far cenare fuori i propri clienti in una stagione ancora, perlomeno al nord, non esattamente ottimale nelle temperature serali, senza parlare del fatto che molti ristoratori non sono dotati di un dehors e comunque dovrebbe restare il coprifuoco alle 22.

A livello nazionale, Fipe-Confcommercio auspica che “i sindaci mettano a disposizione spazi extra per le attività che devono poter apparecchiare in strada”: è infatti ripartita la corsa ai dehors: in tutti i comuni si registra un aumento delle richieste. Ci sono poi città, come Torino,  dove le stime parlano di un 30% di bar e ristoranti che resterà chiuso anche dopo il 26 aprile, perché non tutti hanno la possibilità di ritagliarsi uno spazio esterno per servire i clienti, con la beffa che “per i tavoli fuori niente tasse di occupazione, mentre per i locali l’affitto si paga anche se resti chiuso”.

E poi c’è quell’onda lunga di ribellione che disturba – e non poco – chi invece rispetta le regole: ancora sabato scorso (e per il secondo sabato consecutivo) a Chivasso al bar La Torteria è andato in scena l’aperitivo disobbediente, con un centinaio di avventori con tanto di mascherine abbassate e calici alzati.

E se, sempre in area gialla, riapriranno a cielo aperto teatri, cinema e spettacoli mentre per i musei sarà possibile accogliere i visitatori anche al chiuso, così come per gli spettacoli che avranno i limiti di capienza fissati per le sale dai protocolli anti contagio, l’altra grande sfida – a partire dal 26 aprile e fino alla conclusione dell’anno scolastico – è la scuola: nelle zone gialle e arancioni aperti con didattica in presenza tutti gli istituti di ogni ordine e grado. Sul fronte sport, dal primo maggio gli stadi saranno aperti a soli 1000 spettatori all’aperto, mentre al chiuso il limite è a 500, mentre già da lunedì prossimo, sempre nelle regioni gialle, sarà consentita la pratica dell’ attività sportiva all’aperto. L’altro step verso le riaperture, per le piscine e le terme piemontesi (ma solo all’aperto), è il 15 maggio, mentre nella vicina Liguria si aprono gli ombrelloni in spiaggia sempre da quella data.

Col mese di giugno – dal primo del mese – le nuove linee guida permetteranno la riapertura di bar e ristoranti con tavolo al chiuso solo a pranzo, così anche le palestre dovrebbero poter riaprire nei propri spazi interni. Il taccuino si sposta poi sul mese di luglio, dove dal primo, sempre secondo le nuove linee guida, ripartiranno fiere congressi, stabilimenti termali anche al chiuso e parchi tematici.

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