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Economia

Il Piemonte e la prova dell’estate in ripartenza

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Se il castello di Moncalieri – sede del primo Reggimento Carabinieri Piemonte – ha scelto di ripartire dalla sua storia e di illuminarsi con il Tricolore per celebrare l’impegno di istituzioni, medici, volontari e cittadini durante l’emergenza Coronavirus, in Piemonte la voglia di ritorno alla normalità è giocoforza scandita da un ventaglio di volontà e ostacoli spalmati sui diversi comparti che, come in molte altre parti d’Italia, hanno dovuto fare i conti e – li stanno facendo tuttora – con le conseguenze del lockdown.

Certo è che se il premier Giuseppe Conte ha affermato, in apertura di Stati Generali che mai come adesso dobbiamo concentrarci sul brand ‘Italia’ nel mondo, aggiungendo che la bellezza del Belpaese non è mai andata in quarantena, è altrettanto vero che la carta del turismo deve andare di pari passo ad altri settori altrettanto strategici, dove il ruolo manifatturiero del Piemonte rimane centrale.

Secondo le più recenti statistiche Eurostat, è infatti la 23ª regione europea (su un totale di 281) in termini di PIL e la 16ª regione per specializzazione manifatturiera, con un valore aggiunto in tale settore pari a oltre 25 miliardi di euro nel 2016. In ambito italiano, il Piemonte è la quarta regione italiana a più forte vocazione manifatturiera (dopo Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna), dove – come riferito dall’ultimo dossier di Confindustria Piemonte -, il comparto della meccatronica conta per il 21%, seguito dai mezzi di trasporto (18%), i metalli (16%), e l’alimentare (14%). Gomma e plastica (9%), chimica e farmaceutica (6%) e tessile e abbigliamento (6%) sono tutti settori che ricoprono un ruolo importante nell’economia locale.

E se l’emergenza Coronavirus sta dando ossigeno dal punto di vista sanitario, con dati sempre più incoraggianti, alberghi ed agriturismo confidano in quel turismo di prossimità che si augura, con la riapertura delle frontiere, di veder tornare anche gli stranieri. Da oggi si può tornare al cinema e a teatro e chi potrà utilizzerà anche la formula “all’aperto” per dare ai visitatori un’opportunità in più per godersi spazi e tempi estivi, segnati dal vuoto dei grandi eventi annullati un po’ ovunque e recuperabili, ma solo in piccola parte, dalla metà del prossimo mese. In punta di piedi gli imprenditori riprendono in mano le proprie attività, ma sono oltre 3500 le aziende che non ce l’hanno fatta nel primo trimestre 2020.

In provincia di Alessandria la tensione occupazionale sul futuro della Pernigotti si è conclusa con la parola “lieto fine” e la possibilità di continuare a produrre in Italia, ma resta problematica la vertenza ex Ilva così come quella delle Officine Meccaniche Cerutti che ha visto l’ufficializzazione di un accordo tra proprietà e sindacati, con spostamento della produzione a Casale Monferrato e chiusura dello stabilimento di Vercelli e, a ruota, 160 posti di lavoro persi. La Regione Piemonte ha ribadito di voler sostenere l’azienda, i cui dipendenti che non lavoreranno nella Newco di Casale percepiranno la cassa integrazione fino a gennaio. Nel frattempo potrebbero essere creati nuovi strumenti per venire incontro alle imprese in difficoltà.

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