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Cronaca

‘Ndrangheta in Piemonte: arrestato l’assessore regionale Rosso

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TORINO – Ha scosso il palazzo della Regione Piemonte, l’arresto, questa mattina, di Roberto Rosso, uno dei leader di Fratelli d’Italia, accusato di aver chiesto voti ai clan dell’ndrangheta, in occasione delle elezioni che lo hanno portato proprio in Regione, a ricoprire l’incarico di assessore ai diritti civili, con un pacchetto di deleghe in tasca, nella giunta di maggioranza capitanata da Alberto Cirio.

Roberto Rosso

59 anni, nato a Casale Monferrato, ma residente a Trino Vercellese, Rosso è sempre stato un politico a dir poco sui generis, provocatore, super attivo e in prima linea.

La sua è una lunga militanza politica, sempre tra le fila del centrodestra, fino ad approdare a Fratelli d’Italia, l’ultima casa, spinto da Giorgia Meloni, che alla fine, ha dovuto far capitolare il presidente Cirio, costringendolo a metterlo tra le sue fila.

E proprio la Meloni, questa mattina, appena saputa la notizia dell’arresto di Rosso, ha divulgato una nota nella quale si legge: “Roberto Rosso ha aderito a Fratelli d’Italia da poco più di un anno. Apprendiamo che stamattina è stato arrestato con l’accusa più infamante di tutte: voto di scambio politico-mafioso. Mi viene il voltastomaco. Mi auguro dal profondo del cuore che dimostri la sua innocenza, ma annuncio fin da ora che Fratelli d’Italia si costituirà parte civile nell’eventuale processo a suo carico. Ovviamente, fin quando questa vicenda non sarà chiarita, Rosso è da considerarsi ufficialmente fuori da FdI”.

Con Roberto Rosso, questa mattina la guardia di finanza torinese ha stretto le manette anche ai polsi di altre sette persone, nell’ambito di un’operazione coordinata dalla direzione distrettuale antimafia e condotta dai pm Paolo Toso e Monica Abbatecola.

Tra i destinatari della misura cautelare, compare anche Mario Burlò, 46 anni, di Moncalieri, imprenditore nel ramo del facility management, vicepresidente di PMI, fondatore del consorzio di imprese OJ Solution, con sede a Torino, main sponsor di numerose società sportive italiane.

Tra le condotte ritenute illecite dalla procura, oltre all’associazione per delinquere, ci sono anche reati fiscali per 16 milioni di euro e lo scambio elettorale politico-mafioso. Nelle trattative veniva utilizzato il termine “caramelle” al posto della parola soldi per non destare sospetti.

Rosso, intanto, ha rassegnato le proprie dimissioni da assessore, già accettate dal governatore Alberto Cirio, che ha rilasciato le seguenti dichiarazioni:

“Oggi è stato arrestato l’assessore Roberto Rosso. Sono allibito per quanto accaduto. Una accusa di questo tipo è la peggiore per chi vuole rappresentare le istituzioni ed è totalmente incompatibile con il nostro modo di vedere la vita e l’impegno politico. Per questo ci auguriamo che Roberto Rosso possa dimostrare quanto prima la sua totale estraneità ai fatti e confidiamo pienamente nel lavoro della magistratura. In queste ore Roberto Rosso mi ha fatto pervenire le proprie dimissioni che ho prontamente accettato, avendo già fatto predisporre la sua revoca non appena verificata la notizia appresa dalla stampa. Come governo regionale, infatti, non possiamo accettare che esista alcuna ombra e più che mai su un tema come quello della lotta alla mafia e alla criminalità, che sono per noi un principio irrinunciabile e per il quale abbiamo voluto costituire per la prima volta in Piemonte una specifica Commissione permanente sulla Legalità. La mafia è il nemico, il male assoluto. E questo deve averlo ben chiaro chiunque voglia governare con me il Piemonte”.

Il capogruppo di LeU a Montecitorio, Federico Fornaro, e Marco Grimaldi, capogruppo di Liberi Uguali Verdi nel Consiglio regionale del Piemonte, si sono espressi in questo modo sulla vicenda:

“Le indagini sulle infiltrazioni della ‘Ndrangheta nel Nord Ovest, dalla Valle d’Aosta al Piemonte, segnalano una situazione da allarme rosso per le istituzioni democratiche. La giustizia deve seguire il suo corso e la magistratura non puo’ essere lasciata sola: la politica e le 
istituzioni non possono osservare inermi un tentativo di inquinamento del 
tessuto economico e democratico di questa pervasivita’ e pericolosita’. 
Auspichiamo che la Commissione Antimafia riesca quanto prima ad approfondire questa questione e, a tutti i livelli, si innalzi l’asticella 
dell’attenzione perche’ di fronte alla realta’ non si puo’ continuare a far 
finta di niente, come se le infiltrazioni e i condizionamenti delle mafie 
fossero prerogativa di altre aree del Paese”. 

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