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Economia

Ristoranti e bar: il grido d’allarme dalla provincia di Alessandria

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Il grido d’allarme di baristi e ristoratori si fa sentire anche in provincia di Alessandria. Gli operatori della categoria hanno manifestato mercoledì mattina nel capoluogo, in occasione di un presidio che li ha visti apparecchiare simbolicamente per terra in piazza della Libertà per dire no alle rigide misure di chiusura anticipata imposte dall’ultimo Dpcm. Una forma di protesta pacifica organizzata da Confcommercio e che ha visto il coinvolgimento di diverse città in tutta Italia.

La manifestazione ad Alessandria

A portare la testimonianza della sofferenza di un settore chiave dell’economia locale sono proprio quegli imprenditori che stavano già provando a riprendersi faticosamente dalla botta del lockdown. “I veicoli di contagio sono i mezzi pubblici, non di certo noi – spiega Franco Novelli, titolare dello storico ristorante Vallerana di Alice Bel Colle -. Fermo restando la necessità di tutte le cautele necessarie, mi chiedo come mai si continui a picchiare sulla nostra categoria quando lavoriamo su prenotazione. Prima della pandemia avevamo 90 posti a sedere, che sono poi diventati meno della metà. Essendo in un paese piccolo, abbiamo deciso di non fare servizio a domicilio perché non avrebbe senso. Noi viviamo con gli incassi del weekend, grazie agli ospiti che arrivano dalle città per fare una gita fuori porta”.

Franco Novelli

C’è anche chi, consapevole della situazione, si è mosso ancor prima dell’approvazione del decreto. “Siamo pronti a ripartire con il nostro servizio di consegne a domicilio – racconta Luca Ivaldi, sommelier e maître del ristorante Le Cantine del Gavi -. Ci siamo preparati con largo anticipo perché eravamo già coscienti di quello che sarebbe successo. Lo sconforto ovviamente c’è, perché chiudiamo quasi solo noi e le palestre. Capisco però che le decisioni che deve prendere il governo non siano semplici. Con il delivery lavoreremo tanto, ma siamo comunque a regime ridotto e con i dipendenti nuovamente in cassa integrazione”.

Lo staff del ristorante Le Colline del Gavi

Nel mondo dei bar, c’è chi sta facendo investimenti importanti per riuscire a recuperare i posti a sedere persi. “Con la nostra metratura, posso far entrare 3 persone alla volta e ho solo 5 tavoli – commenta Roberta Priolo, titolare del bar Marenco di Novi Ligure -. Cerco di prendere le prenotazioni in modo da fare almeno due rotazioni in pausa pranzo. In breve tempo sarà pronto il dehor riscaldato per recuperare alcuni posti, garantendo così colazioni e pasti in sicurezza. Il mercoledì e il venerdì siamo attivi nel servizio di aperitivo e cena a domicilio, oltre che nell’asporto dal lunedì al venerdì a partire dalle 18”.

Roberta Priolo

Per i locali che vivono soprattutto grazie al dopo cena, la situazione si fa molto complicata. “Reggo la baracca grazie alle serate – sottolinea Annalisa Gori, titolare del bar Enal di Ovada -. Il nostro è un punto di ritrovo per il dopo cena, con 160 posti a sedere all’esterno. I 73 giorni di lockdown sono stati economicamente devastanti. Noi lavoriamo in massima sicurezza e pulizia. Nessuno tra me e i miei dipendenti è mai stato positivo. Ora ci siamo attrezzati con l’asporto per non tenere chiuso del tutto. Anche se in condizioni difficili, è fondamentale che la macchina non si fermi”.

Lo staff del Bar Enal di Ovada

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