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“Sandi Renko: fuori dalla righe” in mostra ad Alessandria

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Dopo il grande successo di critica e di pubblico, sabato 11 gennaio verrà inaugurata la seconda mostra inserita tra gli eventi collaterali alla Biennale d’Arte di Alessandria, dedicata ad un altro grande Maestro: Sandi Renko, artista triestino, inizia a disegnare all’Istituto d’Arte Nordio dove si formano giovani protagonisti dell’arte d’avanguardia, dagli anni Settanta si trasferisce a Padova ed entra in un contesto artistico e intellettuale influenzato dall’arte  cinetica e programmata del gruppo N, ed in particolare da Alberto Biasi ed ecco il fil rouge che lega idealmente la prima mostra di apertura della Biennale “In the matter of color” Addamiano, Biasi, Pinelli, Simeti con “Fuori dalle Righe”, la mostra di Renko che prosegue il percorso della Biennale con un’altra mostra di sapore internazionale.

“Siamo molto contenti di poter proseguire ad offrire alla Città di Alessandria un’altra mostra di un grande maestro e di permetterne la fruizione gratuitamente in un percorso che durerà più di quattro mesi con appuntamenti di altissimo livello culturale ed artistico”, dichiara Mario Priano, presidente dell’associazione.

Dopo il successo della grande mostra In the matter of color. Addamiano, Biasi, Pinelli, Simeti, primo evento collaterale della Biennale d’Arte di Alessandria OMNIA III Edizione 2020, il programma di appuntamenti della manifestazione alessandrina prosegue con un nuovo progetto che porta ad Alessandria un’ampia selezione di opere di un altro maestro di fama internazionale: Sandi Renko (Trieste, 1949).

Sottolineando ancora il sodalizio proficuo e culturalmente propositivo che si è instaurato tra l’Associazione Libera Mente Laboratorio di Idee, promotrice della Biennale, e la Camera di Commercio di Alessandria, che apre le sale della grande sede espositiva di Palazzo del Monferrato peraccogliere queste mostre a favorire una conoscenza dell’arte contemporanea e dei suoi linguaggi, questa seconda esposizione, che si avvale del supporto di Ferrarin Arte di Legnago (Verona) e della Kromya Art Gallery di Lugano (Svizzera), accompagna lo spettatore alla scoperta dei diversi cicli di lavori che hanno costellato la ricerca di Renko sin dalla fine degli anni Sessanta. Fuori dalle righe. 1969-2019. 50 anni di percezione visiva è, quindi, un vero e proprio viaggio nella logica e nel rigore della visione dell’artista, il quale ha pensato un allestimento appositamente studiato per la sede alessandrina, dove le opere si succedono in una selezione molto attenta ad identificare le varie fasi e gli sviluppi del suo pensiero.

La creativià di Renko ha generato, in una trama molto articolata di serie e di tipologie distinte di opere, quel peculiare processo formale che deve il suo tributo fondante all’eredità avuta dalle sperimentazioni dell’arte programmata, cinetica e optical nella Padova del Gruppo N, con Edoardo Landi e Alberto Biasi come maestri di riferimento per il suo fare.

La superficie del quadro o la sua estensione tridimensionale in forma di scultura, infatti, diventano un luogo capace di attivare processi visivi che rendono ambigua e metamorfica la struttura stessa dell’immagine; sono un continuo esercizio percettivo che sa legare l’essenza costitutiva di ogni singola opera all’istante circostanziato della visione. Il reticolo associativo e visivo, che si tesse nei diversi istanti dello sguardo, sa generare, come esito mai conclusivo, il rinnovamento delle forme e delle cromie del suo costrutto, poiché il tutto in-finito dell’opera pone sempre in uno stato di rinnovamento la certezza della visione.

Questo meccanismo si definisce attraverso l’uso di un supporto, tanto semplice quanto particolare nell’esito finale, come il cartone ondulato, canneté, cui Renko fa sempre ricorso neo suoi “quadri”: l’oggetto-opera, colorato con acrilici senza il ricorso di sfumature e seguendo geometrie modulate nel e dal colore stesso, non rimane inerte, ma si catalizza in infinite modulazioni che abbandonano l’estetica rigida e di assoluta regolarità con cui poteva apparire in principio l’opera stessa. La piegatura si pone come atto base per identificare la struttura minima della scultura che, espandendosi modularmente, eleva alla tridimensionalità i principi espressi con le opere pittoriche.

Oltre una quarantina di lavori aiuteranno ad alimentare quell’innata curiosità che scaturisce dall’osservazione e dal confronto con l’esperienza che alimentano le ricerche di Renko: non si resta immuni perché si viene colti dal ritmo pulsante di una vitalità celata nella logica di un pensiero che sembra solo distante dai suoi lavori, ma che accompagna al rilevamento di una transitorietà dell’immagine artistica.

La mostra fa seguito alle importanti personali che lo hanno visto protagonista lo scorso anno: da l’Ambiguità della percezione al Centro per l’Arte Contemporanea presso la Rocca di Umbertide (PG) curata da Giorgio Bonomi e riproposta a Lugano da Kromya Art Gallery con la cura di Matteo Galbiati, e l’omonimo progetto, creando un unico e mutevole percorso espositivo che assume un tono specifico nelle due diverse sedi, intitolato Sandi Renko. Fuori dalle righe. 1969-2019. 50 anni di percezione visiva che, sempre curato da Matteo Galbiati, è iniziato presso la sede della Ferrarin Arte a Legnago (VI) e ora approda al Palazzo del Monferrato di Alessandria.

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