Cultura

Alessandria: fotografia di un’Italia che non investe in cultura

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ALESSANDRIA – La città è la fotografia di un’Italia che non investe in cultura, eppure i paesi con il PIL più alto ci investono molto.

I Paesi che investono in cultura hanno il Pil più alto. Sono i numeri che parlano e se è vero che i governi dovrebbero premiare chi investe nella qualità, è altrettanto desolante constatare che l’Italia si trova all’ultimo posto in quanto a percentuale di spesa pubblica destinata proprio alla cultura (1,1% a fronte del 2,2% della media continentale) e al penultimo, seguita solo dalla Grecia, per quanto riguarda i soldi volti a finanziare l’istruzione (8,5% a fronte del 10,9% di media dell’Unione Europea a 27).

I dati sono stati diffusi dall’Eurostat, l’Ufficio Statistico dell’Ue, che di recente ha diramato i risultati di uno studio che compara la spesa pubblica (nel 2011) dei singoli Stati dell’Eurozona destinata alla cultura e all’istruzione. Amaro in bocca, da parte soprattutto del popolo italiano e di chi vorrebbe investire sul turismo che, in mezzo a continue crisi e cambi di governo, vive in una condizione di destabilizzazione e demoralizzazione generale. Certo, le città d’arte e le bellezze storico-paesaggistiche più gettonate restano il fiore all’occhiello di uno degli Stati (è al quinto posto) più visitati al mondo, ma si può e si deve fare di più e, soprattutto, ci sono parti d’Italia dove la cultura chiede giustizia da anni.

È il caso del teatro Comunale di Alessandria, chiuso dal 2010 per amianto e in attesa di una svolta (forse anche grazie ai denari che arriveranno con il decreto Salva Alessandria) che rimargini una ferita profonda e dolorosa. Il fatto è che non è così semplice trovare la strategia giusta per essere vincenti: ci vogliono idee e persone che ci credano e che sappiano giocare in squadra, prima di tutto, facendo rete e promuovendo un brand turistico che parli in modo universale di territorio, come è successo nel caso del Monferrato, rilanciato da più parti e da più istituzioni nel corso degli anni ma veramente sposato come percorso condiviso solo in alcune aree (come le Langhe e il Roero, come pure nel Monferrato astigiano). I numeri, impietosi, parlano: la città di Alessandria (con una fortezza qual è la Cittadella ancora troppo poco sfruttata e con una serie di musei che rilanciano eventi ma pare non bastino mai) prova a risalire la china, ma la relazione annuale dell’Osservatorio culturale del Piemonte snocciola poche perle nel capoluogo e in provincia, nonostante ci sia una vivacità di risposta a spettacoli e proposte lanciate e rilanciate in quelli che dovrebbero essere punti strategici per la cultura alessandrina. Piacciono gli spettacoli dal vivo e piacciono kermesse culturali e di spettacolo che durano anche più giorni, come è successo il luglio scorso a Tortona, con il contenitore Arena Derthona e come ci si augura di raccogliere, in termini di consensi, domani e domenica, con le Giornate europee del Patrimonio, che tornano nei musei e nei luoghi della cultura, statali e non statali.

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