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Valenza

Davide De Russis, il giovane valenzano entra nel team Bentley

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Sarebbe facile parlare di “fuga di cervelli” (ed effettivamente di questo si tratta, purtroppo), ma vorrei raccontarvi la storia di Davide De Russis, valenzano classe ’92 trasferitosi in Inghilterra nel 2018, sotto una luce diversa: quella di chi non molla mai per inseguire i propri sogni e che, alla fine, ce la fa, semplicemente perché non ha mai smesso di crederci.

Facciamo il percorso inverso, però, partendo dallo scoprire qual è l’obiettivo che Davide ha raggiunto, il sogno che ha appena realizzato.

«Intanto, ciao a tutti! Be’, senza girarci troppo intorno, tra pochi giorni comincerò una nuova avventura come Junior Race Engineer (Ingegnere di pista, ndr) per M-Sport, che molti appassionati probabilmente conosceranno per la grande storia di oltre 40 anni nei rally a livello mondiale, nel team Bentley. Il Team Bentley, di cui farò parte, è molto giovane (nasce nel 2014), ma ambizioso e con già ottimi risultati nelle gare endurance come, per citarne una, la vittoria alla 12h di Bathurst di febbraio. Questo lavoro è il motivo per cui mi trasferirò da Oxford, città in cui vivo da oltre un anno, a Cockermouth, in Cumbria, città praticamente al confine con la Scozia. Il mio lavoro si baserà sul miglioramento della performance della Bentley Continental GT3 durante test e gare sia ufficiali del team M-Sport che di clienti. Per questo motivo sarò spesso in viaggio in vari paesi dell’Europa e, spero presto, del mondo. Lo sviluppo della vettura sarà quindi il centro di ogni mia attività nel team, dall’analisi dati al miglioramento del setup gara per diversi piloti, dalla strategia di gara all’ottimizzazione dello stile di guida dei piloti, dalla gestione dei pneumatici allo sviluppo dell’affidabilità della vettura su gare a lunga distanza, fino alla stesura di report tecnici post evento per sottolineare i punti di forza e le aree di miglioramento per lo sviluppo futuro della vettura che viene costruita direttamente da M-Sport, partendo dalla Bentley Continental GT stradale».

Davide De Russis
Davide De Russis durante l’anno in Formula Student alla Oxford Brookes University come Vehicle Dynamics Engineer

Ma da dove e quando nasce la tua passione per i motori?

«La mia passione per i motori nasce da molto piccolo. Ricordo molto bene le numerose domeniche passate a guardare la Formula 1 insieme ai miei genitori e a leggere giornali su giornali di auto e motorsport, cercando di imparare il più possibile sulle 2 e 4 ruote. Come dimenticare, poi, le giornate sui kart per imparare a guidare il più velocemente possibile fin da subito e il corso di guida a soli 10 anni? Insomma, per tutta la mia infanzia i motori sono stati il mio chiodo fisso!».

C’è un evento in particolare che ti ha fatto capire che avresti voluto fare questo lavoro da grande?

«Certo, più che di un evento, però, parlerei di un grande sportivo. Sono cresciuto guardando le gare in Formula Uno e le performance di Michael Schumacher, scrivendo resoconti dettagliati di tutte le sue vittorie e sconfitte in una raccolta di quaderni. Sono stati lui e la sua voglia di lottare per essere il numero uno, in uno sport dove arrivare secondi non conta nulla, a farmi capire che quello era il mondo in cui desideravo entrare con tutto me stesso. Inizialmente, infatti, il mio sogno era diventare un pilota, ma mancandomi quella velocità e quel talento innato che ti contraddistinguono dal pilota medio, crescendo ho capito che scegliere un ruolo in cui puoi fare la differenza sulla prestazione dell’auto e dare tutto il supporto possibile al pilota per aiutarlo a vincere sarebbe stato ancora meglio per me».

E così, nel 2018 hai deciso di trasferirti in Inghilterra: perché non hai tentato di realizzare il tuo sogno in Italia?

«Perché, e lo dico con amarezza, in Italia non mi sono state date le stesse chance che invece ho avuto in terra inglese. Dopo aver conseguito la Laurea triennale in Automotive Engineering al Politecnico di Torino nell’ottobre del 2017, per mesi ho cercato un lavoro nel settore, ma nessuna azienda Automotive o Motorsport era interessata al mio profilo, nonostante avessi già acquisito un po’ di esperienza anche dal punto di vista lavorativo, durante gli anni di studio. Fu così che decisi di fare domanda per un Master’s Degree di 12 mesi, l’equivalente della Magistrale italiana, alla Oxford Brookes University. La risposta che arrivò da Oxford fu positiva; la mia domanda era stata accettata perché avevo acquisito esperienza lavorativa in ambito Motorsport di livello superiore a un normale laureato Triennale non inglese. Per farla breve, ciò che è stato un ostacolo in Italia, in Inghilterra è quello che mi ha permesso di realizzare il mio sogno».

Un grosso limite purtroppo, che costringe molti giovani a lasciare il proprio Paese per trovare fortuna altrove.

«Esattamente e, se devo essere sincero, devo dire che non mi manca affatto il modo di fare “all’italiana”. Vivendo all’estero ho notato come la nostra tendenza sia quella di trovare una scusa ogni volta che ci imbattiamo in un ostacolo da superare. Ovviamente non voglio generalizzare, so che ci sono persone in Italia che non sono così, ma in linea di massima trovo che il nostro modo di fare sia spesso arrendevole. L’Inghilterra, invece, mi ha insegnato che se hai voglia di fare e metterti in gioco puoi sempre fare qualcosa per cambiare la tua situazione e quasi sempre vieni premiato, perché esiste la meritocrazia. Insomma, è fondamentale essere proattivi e saper riconoscere i propri errori per non ripeterli e migliorarsi».

Però sono sicuro che qualcosa dell’Italia ti manca!

«Questo è poco ma sicuro, in primis la famiglia, che mi ha sempre fatto sentire il suo sostegno, anche da lontano; il clima, poi, è un altro aspetto a cui non è facile abituarsi perché in certi periodi dell’anno, soprattutto d’inverno, il Regno Unito può davvero mettere a dura prova le nostre abitudini mediterranee. Ovviamente, a volte mi manca anche il buon cibo italiano, ma alla fine è solo una questione di abitudine».

Ecco quindi un bellissimo (e concreto!) esempio di come ognuno di noi può realizzare i propri sogni, a patto che si sia forniti di due elementi essenziali: una forte volontà ed essere disposti a piccole rinunce per poter ottenere qualcosa di più grande.

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