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Turismo e Ambiente

Oggi la giornata mondiale della fauna selvatica

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Il Piemonte ospita popolazioni di fauna selvatica di grossa taglia tra le più numerose d’Europa, con un incremento notevole negli ultimi anni.

Il lungo periodo di lockdown – complice la non circolazione dell’uomo e delle automobili in quei mesi – ci ha poi abituato a vedere sempre più spesso molte specie spingersi in ambienti urbani. Una confidenza che sta prendendo sempre più piede, con conseguenze e risvolti che stanno creando un ampio dibattito su questo fenomeno. Se da un lato, infatti, l’abbondanza di fauna selvatica costituisce un’importante risorsa naturalistica, dall’altro ha innescato diverse criticità dovute all’impatto con il traffico veicolare sulla rete viaria.

Tutto questo risulta particolarmente insidioso quando si tratta di ungulati, in particolare capriolo, cinghiale e cervo, ma persino animali di taglia inferiore come volpi, tassi, lepri e alcuni volatili non vanno sottovalutati. La statistica parla di sinistri che si verificano tendenzialmente nelle prime ore del mattino e in tarda serata, in coincidenza con gli spostamenti dei lavoratori verso i luoghi di lavoro e i rientri a casa. Ciò non esclude ovviamente che possano verificarsi episodi in pieno giorno: molti i morti a causa di uno schianto provocato dall’investimento di un ungulato.

Oltre alla sicurezza pubblica, l’altro tasto dolente è quello che interessa il comparto agricolo, con gli enormi danni provocati alle aziende da parte di cinghiali e caprioli in cerca di cibo, che si spingono appunto sempre più a valle. “A tutto ciò – sottolineano le associazioni di categoria – si aggiunge il rischio peste suina, che in Asia ha già compromesso un terzo della produzione cinese di carni suine, creando tensioni sui prezzi con effetti negativi per tutte le aziende zootecniche, che rischierebbero il tracollo nella malaugurata ipotesi di focolai anche in Italia”.

Il settore primario chiede azioni concrete, in particolare – come rimarca in una nota la Cia di Alessandria – “è necessario intervenire sulla legge del 1992 (la 157), ormai obsoleta considerata la popolazione di capi delle specie, più che raddoppiata negli ultimi dieci anni in Italia”.

Il suggerimento è di passare dal concetto di protezione a quello di gestione della fauna selvatica.

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