IMPERIA – Si è tenuto oggi, lunedì 18 novembre presso l’Auditorium della Camera di Commercio, il convegno “Il disagio psicologico nelle forze dell’ordine”, organizzato dalla Questura di Imperia.
Sono
intervenuti, in qualità di relatori, il neurologo Dr. Sergio Garbarino, Medico
Superiore della P.S., Dirigente dell’Ufficio Sanitario del VI Reparto Mobile di
Genova e docente presso il Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di
Genova e il Dr. Davide Bellini, laureato in psicologia con specializzazione in
psicoterapia, che vanta una collaborazione decennale con il Centro di
Solidarietà l’Ancora di Sanremo e responsabile degli sportelli di ascolto
di alcune scuole superiori i Sanremo.
Presenti
rappresentati delle Forze di Polizia della provincia di Imperia.
L’incontro – afferma il Questore di Imperia – ha voluto rappresentare un segnale
finalizzato ad affrontare un fenomeno inquietante, spia di un disagio
professionale e/o personale, per consentire agli operatori della sicurezza di
agire in modo efficace ed efficiente, al servizio della collettività.
Il dr.
Bellini ha delineato il quadro clinico del problema, analizzando i fattori
dell’ansia, della paura, della resilienza e del burn out, fornendo una possibile chiave di lettura del problema
individuata nel coaching.
Il Dr.
Garbarino, a fronte di uno studio e una ricerca decennale in materia,
analizzando gli aspetti clinici e medici del lavoro in polizia, ne ha delineato
le criticità, fornendo alla platea alcuni elementi, in particolare per quanto
riguarda l’importante del ciclo circadiano.
La sensibilizzazione e la prevenzione rivolta al
personale delle Forze di Polizia relativo allo stress lavoro – correlato e disagio psicologico – afferma il
Dr. Garbarino – rappresentano le armi più efficaci per
assicurare maggior benessere, salute e riduzione del rischio di malattie
cardio-vascolari, psichiatriche e suicidi in un
ambito lavorativo così cruciale per il funzionamento della nostra
società.
L’Amministrazione
della Polizia di Stato sta rivolgendo una cura attenta alla “salute” delle
nostre donne e dei nostri uomini, non già in un’ottica di mero efficientismo
fine a se stesso, ma nella consapevolezza che la durezza del nostro lavoro deve
essere accompagnata da una cura della persona e dei suoi bisogni.