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Genova

Morte della Regina Elisabetta d’Inghilterra. Il cordoglio della Liguria e del Presidente degli Stati Generali del Patrimonio Italiano

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GENOVA – Il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, in rappresentanza di tutta la Giunta, ha lasciato la presente dichiarazione sulla scomparsa della regina Elisabetta: “Tutta la Liguria ricorda oggi con rispetto e ammirazione una figura che davvero ha fatto la storia del Novecento“.

“Una regina che ha saputo guidare il suo Paese anche attraverso momenti complessi e difficili, senza mai far venire meno il suo ruolo di solido punto di ferimento per tutti i suoi cittadini, indipendentemente dalle opinioni e dal credo politico“.

“Una sovrana che ha saputo guidare una transizione non facile per il Regno Unito, dall’impero alla modernità, salita al trono quando le ferite della Seconda Guerra mondiale erano ancora evidenti e dolorose per il suo Paese. Una figura ovviamente amata anche in Italia e in Liguria, come dimostrato in occasione della sua visita a Genova del 16 ottobre 1980”. 

Il presidente degli Stati Generali del Patrimonio Italiano, professor Ivan Drogo Inglese, trovandosi a Genova ha voluto ricordare la scomparsa della regina Elisabetta d’Inghilterra proprio rammentando la sua visita nella città avvenuta oltre quarant’anni fa.

Dalla scaletta dell’aereo della British Airway scese la regina Elisabetta d’Inghilterra accompagnata dal principe consorte Filippo di Edimburgo. Ebbe così inizio la visita ufficiale alla città di Genova. Ad accoglierla l’allora sindaco socialista Fulvio Cerofolini, che la ricevette a Palazzo Tursi.

“Mi è stato riferito che il primo imbarazzo al rigido protocollo fu rappresentato dalla figura del vicesindaco Giorgio Doria, docente universitario e patrizio genovese, detto il marchese rosso, che da fervente comunista si rifiutò di incontrare la regina” così riporta Il presidente degli Stati Generali del Patrimonio Italiano, professor Ivan Drogo Inglese.

Comunque il programma procedette e proprio nel palazzo comunale il maestro Renato De Barbieri suonò per lei il Guarneri del Gesù, detto il Cannone, il violino prediletto del grande Niccolò Paganini.

Seguì la visita al palazzo del prefettura dove ad attendere la sovrana e le altre autorità c’era il “prefetto di ferro” il generale Edoardo Palombi (il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa lo considerava il suo maestro).

Gli spostamenti della regina furono organizzati con un corteo di auto. Quella assegnata alla sovrana era una Fiat 132 blu scortata da ben dieci agenti in sella alle loro Moto Guzzi.

Il programma della visita si concluse nel tardo pomeriggio con l’appuntamento a Palazzo Balbi Durazzo Pallavicini in via Balbi, il grande edificio voluto nel ‘600 da Gio Agostino Balbi che custodisce una preziosa quadreria (con opere di Rubens, Tiziano e Van Dyck). Qui ad accoglierla la marchesa Carlotta Fasciotti Cattaneo Adorno.

Grazie a questo incontro nacque un rapporto tra la regina e la marchesa, durato quasi un decennio, e fatto perlopiù di cortesi biglietti augurali in occasione delle ricorrenze. Fino all’ultimo, alla fine degli anni 80, indirizzato alla famiglia della nobildonna genovese a seguito della sua morte.

Vale dunque la pena, di ricordare anche l “amica genovese” della regina che rappresentò per la città, fino alla sua morte, un esempio di dedizione.

Carlotta era figlia di Carlo Fasciotti originario di Lucca che fu Ambasciatore d’Italia in Spagna e della principessa Cecilia Giustiniani. La sorella della madre era Matilde Giustiniani.

La zia Matilde non ebbe figli dal primo marito, il marchese Giacomo Filippo Durazzo Pallavicini, e neppure dal secondo, il marchese Pierino Negrotto Cambiaso che fu sindaco di Arenzano. E quindi scelse proprio Carlotta come erede del suo cospicuo patrimonio.

Alla fine degli anni ’40 Carlotta sposò il marchese Stefano Maurizio Cattaneo Adorno, insieme a lui si trasferì a Rio de Janeiro in Brasile. Dove nacquero i figli Giacomo e Marcello. Sfortunatamente Maurizio, appassionato velista, negli anni ‘60 morirà durante una regata.

“Oggi, con la scomparsa della regina, penso che quel filo invisibile che legava Palazzo Balbi di Genova con quello di Buckingham a Londra si sia definitivamente spezzato” così prosegue.

E ancora “Sono certo che la regina Elisabetta abbia conservato sempre un piacevole ricordo della città e questo mi offre l’opportunità di incentivare la salvaguardia e la tutela di un patrimonio architettonico, artistico, culturale e storico unico al mondo”.

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