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Economia

Unione Nazionale Consumatori: Piemonte 2° regione per banche care, +8,7% in un anno

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L’Unione Nazionale Consumatori ha elaborato i dati Istat dell’inflazione di settembre resi noti venerdì, stilando la classifica delle città o delle regioni che hanno registrato i maggiori rincari annui per quanto riguarda le banche (servizi finanziari) e le assicurazioni, che comprende l’rc auto, i servizi assicurativi per la salute e l’abitazione.

In testa alle classifica delle banche più rincarate (tabella n. 1) c’è il Friuli Venezia Giulia (il dato si riferisce sia alla regione che a tutte le province del Friuli), che registra un rialzo record rispetto a settembre 2019 del 13,8%.

Al secondo posto il Piemonte (con tutte le sue province) con un incremento dell’8,7%, al terzo le Marche (con Ancona, Macerata e Ascoli), +7,3% l’aumento annuo. Seguono l’Umbria (+5,5%) e al quinto posto la Lombardia (+4,7%).

“Un dato già grave, considerato che si tratta di una spesa obbligata, ma che diventa ancor più insopportabile se si pensa che a settembre l’Italia, per via dell’emergenza Covid, era in deflazione, con un ribasso generale dei prezzi dello 0,6%. – afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori – Ma evidentemente per le banche l’Italia e gli italiani non sono in crisi. Eppure alcune regioni sono state virtuose, il che dimostra che gli aumenti non erano giustificati”.

Nella parte bassa della classifica, infatti, la regione più virtuosa è la Sardegna e le sue province Cagliari e Sassari, che segnano un rincaro annuo solo dello 0,2%. Segue la Liguria (con Genova e La Spezia), +1,2% e al terzo posto il Trentino (con Bolzano e Trento), +2,1%.

In media nazionale i servizi finanziari salgono del 4,5%.

Per quanto riguarda le assicurazioni (tabella n. 2), in testa alle città più rincarate Lucca, al 1° posto con +7,6%, al 2° posto Perugia, +5,3%,  al 3° Cuneo, +5,2%, al 4° Torino, +4,7%.

Dall’altra parte della classifica, i risparmi maggiori per Belluno, -11%, Pordenone (-7,4%) e al terzo posto Roma, -4,9% il ribasso annuo.

“Incredibili le disparità sul territorio, dal +7,6% di Lucca al -11% di Belluno sono 18,6 punti percentuali. – prosegue Dona – Va considerato che, almeno per l’rc auto, i prezzi avrebbero dovuto precipitare per via del lockdown. Invece, in media nazionale i servizi assicurativi nel loro insieme scendono solo dello 0,4%. Se si considera che gli italiani sono rimasti fermi per ben 69 giorni, dal 10 marzo al 17 maggio compresi, ossia fino a quando non si sono consentiti gli spostamenti liberi in regione, allora l’importo dell’rc auto sarebbe dovuto calare su base annua del 18,9%, contro il -5,4% segnalato dall’Ivass nell’ultimo bollettino. D’altronde che i prezzi potevano scendere ce lo dicono le regioni più virtuose, come il Lazio, -4,5%”.

A livello regionale (tabella n. 3), la regione peggiore è l’Umbria, +5,1% il rincaro dal settembre 2019, segue il Piemonte, +3,2% e al terzo al Calabria, +1,6%. Le regioni migliori, in deflazione, sono il Lazio, -4,5%, il Friuli, -3,5% e la Valle d’Aosta, -3,4%.

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