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Economia

Un mese di lockdown è costato 3,8 miliardi al Piemonte

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Il presidente della regione Cirio l’aveva paragonato a una guerra il costo del Covid per il Piemonte, ma tradotto in cifre, al mese, il lockdown nel territorio è costato 3,8 miliardi di euro.

Le stime, valutate stimando le perdite di valore aggiunto e la quota di unità locali e addetti interessati alle varie chiusure nell’industria e nei servizi, sono della Svimez. Il gruppo di studio Sviluppo di Mezzogiorno, che Politiche Piemonte, la rivista online curata da Ires, ha ripreso on line.

Oltre a “contabilizzare” il valore aggiunto interessato dall’interruzione delle attività nei settori formalmente chiusi, i numeri tengono conto sia degli effetti di rallentamento sulle attività di servizi che hanno continuato ad essere domandati dai settori chiusi, come energia e trasporti, sia della continuità produttiva che ha interessato alcuni settori formalmente chiusi ma che hanno in parte proseguito le proprie attività in modalità smart working.

In Piemonte la quota di valore aggiunto interessata dal lockdown viene stimata al 37,9% del totale economia, oltre un punto percentuale al di sopra della media nazionale, ma altrettanto al di sotto di quella del Nord. Si tratta, in valore assoluto, di circa 3,8 miliardi di euro per mese di lockdown, il 13,5% dei 28 miliardi complessivi di tutte le regioni del Nord, e l’8% del dato Italia, valutato in 47,6 miliardi. Anche sulla base dei valori pro capite il Piemonte si colloca in una posizione intermedia tra le medie delle regioni del Nord e quella nazionale: 874 euro contro gli oltre 1000 del Nord e i 788 della media italiana. Più omogeneo il dato espresso in percentuale del valore aggiunto del totale economia, intorno al 3%.  

Ma come si è distribuito il costo del lockdown tra le province del Piemonte

La quota di attività sospese in regione è stata più alta nell’industria che nei servizi. Nell’industria ha interessato il 65% delle unità locali e il 63,5% degli addetti del comparto. Le prime tre province con una maggiore incidenza di unità locali sospese risultano, nell’ordine, Biella, Verbano Cusio Ossola, Novara, Torino, Vercelli e Alessandria, mentre la graduatoria, in termini di addetti, vede Biella, Torino, Verbano Cusio Ossola, Novara, Asti e Alessandria. La quota di servizi sospesi, sia in termini di unità locali che di addetti, non ha raggiunto in media il 50% in Piemonte.

Dei 3,8 miliardi di euro di valore aggiunto persi per mese di lockdown il 56% proviene dai servizi e il rimanente 44% dall’industria. Torino risulta la provincia che contribuisce maggiormente alla perdita complessiva regionale, sia in termini assoluti che pro capite.

Ma se Biella registra valori negativi nel settore dell’industria, Alessandria e Verbano Cusio Ossola, hanno concentrato le loro perdite nel settore dei servizi

Il Covid-19 e il conseguente lockdown hanno impattato maggiormente nel cuore produttivo della Regione, dove è maggiore il peso dell’industria, uno dei comparti più interessati dal blocco delle attività produttive, e di quei servizi avanzati la cui domanda dipende dal manifatturiero. Settori che potrebbero anche evidenziare una maggiore elasticità alla ripresa. Al contrario, aree caratterizzate da minore densità produttiva e più legate alla ripresa dei servizi (in particolare turistici) potrebbero sperimentare sentieri di ripresa più lenti, esponendo soprattutto le aree interne del territorio regionale ai rischi di un ulteriore indebolimento del tessuto sociale. Se non presi nella giusta considerazione, questi elementi condizioneranno anche l’efficacia delle politiche economiche, prima di salvaguardia e poi di rilancio, del Governo nazionale e delle Amministrazioni locali.

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