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Economia

Ex Ilva: le maestranze di Novi Ligure ai ferri corti con la proprietà

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NOVI LIGURE – Mentre ieri, lunedì 20 gennaio, venivano depositate le memorie della Procura e dei Commissari Ilva davanti al giudice delle imprese di Milano, a Taranto sindacati denunciavano la decisione di ArcelorMittal di fermare l’acciaieria Uno fino a marzo a causa di “uno scarso approvvigionamento di materie prime” con conseguente diminuzione del personale da 477 a 227 unità e ricorso a cassa integrazione per 250 lavoratori.

Il servizio andato in onda nel nostro TG

Va da sé che le conseguenze dirette di ciò che sta accadendo alla casa madre non lascino passare sonni tranquilli né ai lavoratori dello stabilimento di Genova Cornigliano dove, entro la giornata, i delegati sindacali discuteranno con Regione e Comune le mosse da seguire, né tra le maestranze dello stabilimento di Novi Ligure, nell’Alessandrino, dove sono sul piede di guerra dieci aziende – oltre ad altre che provengono da Piemonte, Liguria e Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna – che hanno reso servizio trasporti di carichi di acciaio destinati all’Italia e all’estero e che attendono ancora il pagamento del lavoro effettuato per quanto concerne i mesi di ottobre e novembre. I crediti vantati sono, nel complesso, considerevoli, ma le rappresentanze del comparto hanno dimostrato finora molta comprensione.

Ora però gli animi si stanno scaldando e i referenti della Federazione Autotrasportatori Italiani fa sapere che, se il debito non verrà saldato con il versamento di almeno alcuni bonifici bancari entro le prossime ore, domani mattina, poco prima di iniziare i carichi allo stabilimento di strada Bosco Marengo, verranno bloccati i servizi ad oltranza.

E – hanno aggiunto le sigle del FAI – per poter proseguire con i carichi e le consegne dell’acciaio i versamenti dovranno coprire una cifra compresa tra l’80 e il 90% del dovuto“.

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