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Economia

Crisi occupazionale in Piemonte: numeri preoccupanti

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ALESSANDRIA – Difficile essere ottimisti, sul fronte occupazionale, quando si leggono i dati relativi alle ore di cassa integrazione chieste nel 2019: in Italia sono state 259.653.602, con una crescita del 20,2% sull’anno precedente.

E se il Piemonte (preceduto dalla Lombardia e come registrano i numeri della Uil) è stata la seconda regione più cassaintegrata a livello nazionale, la provincia di Torino è stata quella dove sono state chieste più ore in assoluto in Italia, precedendo Roma e Milano.

Il quadro è preoccupante anche in provincia di Alessandria, dove – secondo l’ultima indagine delle Camere di Commercio – le imprese non crescono, anzi arretrano nei numeri, collocandola verso il fondo di una classifica che, purtroppo, riscontra un calo generalizzato nel Belpaese, dove a far compagnia a questi riscontri negativi ci sono anche le cosiddette province produttive, come Novara, Udine, Bergamo e “dove – come ha sottolineato Gian Paolo Coscia, presidente della Camera di Commercio di Alessandriail tasso medio delle prime dieci province della classifica è +1,4%”.

Il succo è quindi che anche chi eccelle cresce poco. “Inoltre, la crescita nazionale di +0,4%, oltre a essere esigua – ha aggiunto Coscia – registra comunque il dato più basso degli ultimi cinque anni, con contrazioni nel commercio, nell’agricoltura e nella manifattura. In altre parole, nessuno è al riparo”. Nell’Alessandrino la sofferenza è trasversale in tutti i settori: solo le costruzioni sono in lieve crescita (+13 imprese), mentre la negatività maggiore è nel commercio, con -3,63%. Quello che resta impresso, sfogliando i dati dell’indagine è quel saldo al ribasso (-370) tra iscrizioni e cessazioni nel 2019. Su un totale di 42258 attività, sono state 2306 le nuove imprese a fronte di 2676 che hanno chiuso i battenti.

Anche il comparto turistico è in calo, a -2,89%, seguito dall’industria (-2,3%), agricoltura e altri servizi. In leggerissimo rialzo, a +0,86% solo il comparto delle costruzioni. In sola crescita sono poi le società di capitali (+1,94%), a fronte di un calo generalizzato per le altre tipologie di impresa, come la società di persone -2,17% o le imprese individuali, a -1,33%. Dove volgere allora lo sguardo? La risposta sembra essere sempre la stessa: verso l’innovazione. È lo stesso presidente Coscia a confermare come le imprese della digitalizzazione avanzata diano segnali incoraggianti insieme alle start-up che credono nei prodotti innovativi e nelle connessioni veloci.

Certo questo non basta per far ripartire un’economia stagnante già da tempo, inserita – come ha sottolineato Mattia Roggero, assessore comunale al Commercio – in un contesto di sofferenza globale. E se sono alte le aspettative sul polo logistico che dovrebbe portare occupazione, altrettanta attenzione c’è nei confronti del piccolo commercio, che annaspa a causa della crescita esponenziale degli acquisti online e di quella “mancanza di attrattività” le cui motivazioni vanno indagate non solo guardando lo stato dell’arte attuale, ma soffermandosi su scelte passate, che hanno isolato in qualche modo il parco commerciale naturale cittadino.

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