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Economia

Vertenze ex Ilva ed ex Cerutti: attesa per gli sviluppi sul futuro dei lavoratori

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Altre 13 settimane di cassa integrazione per i lavoratori dell’ex Ilva a causa dell’emergenza Covid: viene giustificato così, dalla direzione di Acciaierie d’Italia – il rinnovo degli ammortizzatori sociali che partiranno dal prossimo 27 settembre, “attaccandosi” tecnicamente alla cassa integrazione già in corso ed in scadenza il 25: i provvedimenti riguardano i 3500 dipendenti del gruppo, di cui 150 solo nello stabilimento di Novi Ligure (tra quadri, impiegati e operai).

Vero è – come hanno peraltro sottolineato i sindacati – che il mercato del lavoro è in ripresa, ma Acciaierie d’Italia spiega che, nonostante i segnali ottimistici, il lungo periodo di stop a Taranto ha avuto ed ha ricadute pure suicentri di laminazione a freddo come nella ligure Genova e nelle piemontesi Novi Ligure e Racconigi.

Le tute blu però sono a dir poco perplesse, perché ci sarebbero commesse per tutto il prossimo anno e, di conseguenza, sembra insensato continuare ad astenersi a rotazione dal lavoro. Fim, Fiom e Uilm Alessandria, poi, oltre a spingere per la ripresa della trattativa, chiedono un confronto urgente e di essere parte attiva del piano industriale.

Altro nodo da sciogliere sarebbe inoltre il cospicuo investimento della proprietà in termini di telecamere di videosorveglianza su tutto lo stabilimento, mentre le organizzazioni sindacali avevano rivendicato sicurezza in termini di antinfortunistica. E poi c’è l’affidamento a ditte esterne di alcuni interventi che – secondo i lavoratori – potrebbero essere svolti internamente, così da evitare la cassa integrazione.

Altri dipendenti, invece – quelli della ex Cerutti di Casale Monferrato – chiedono venga messo “nero su bianco” quanto stabilito nell’accordo dello scorso 23 agosto su cassa integrazione e piano sociale: dovrebbe accadere domani, nella sede della Bobst Italia di San Giorgio Monferrato. Le speranze relative all’ammortizzatore sociale in questione sono riposte nel tribunale, che deve approvare la richiesta – tramite curatela – di una cassa integrazione retroattiva, chiesta dai sindacati a partire dallo scorso 1° luglio e per 13 settimane per venire incontro ai lavoratori che, nel caso di non approvazione, perderebbero pure i contributi del mese di luglio.

Al contrario, invece, la cassa proseguirà fino al prossimo 20 settembre. Altro punto, quello legato al piano sociale che prevede, per i dipendenti che resteranno senza lavoro, una buonuscita pari a circa 10.000 euro. Domani l’attesa firma del documento, che va però sottoscritto da tutte le parti. Da qui si procederà col mettere in ordine altri, delicati tasselli ancora in sospeso: dalla manleva richiesta ai lavoratori agli sviluppi sull’eventuale cooperativa cui Bobst ha promesso tre anni di lavoro.

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