La pandemia, si sa, ha picchiato duro su molti comparti, ma non ha scalfito quello agroalimentare, anzi: se gli altri consumi sono crollati, gli italiani non hanno rinunciato a riempire bene carrello della spesa e frigorifero, con una particolare attenzione alla scelta di prodotti salutari e che sostengono l’occupazione e l’economia locale.
È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat in relazione a quanto hanno speso le famiglie nel 2020. Gli acquisti alimentari salgono a 468 euro mensili (+1%), il valore più alto degli ultimi 5 anni. A spingere i consumi in questo senso tra le mura domestiche è stato il crollo della ristorazione che ha fatto segnare un calo del 39% nel 2020 a seguito delle chiusure a singhiozzo determinate dalla necessità di combattere la diffusione del contagio da Covid.
Nel contempo c’è stato un sensibile aumento del numero delle imprese agricole che praticano la vendita diretta e, di fatto, con la pandemia, l’alimentazione è tornata ad essere centrale nella vita delle famiglie, che hanno riscoperto cibi e tradizioni e sono tornate alla dieta mediterranea vista come uno scudo, un bene rifugio.
E allo stesso tempo gli italiani nei mesi dei lockdown non hanno solo cambiato la scelta dei cibi da cucinare o preparare, visto le lunghe permanenze in casa: hanno proprio segnato un netto mutamento nella pianificazione degli acquisti, favorendo così anche la prevenzione degli sprechi.
In aumento, sulle tavole, il latte, i formaggi e le uova, ma anche le carni e la frutta. In calo, invece, le spese per oli e grassi, per zucchero, confetture, miele, cioccolato e dolciumi e per caffè, tè e cacao. E, intanto, statistiche alla mano, un italiano su 5 adesso fa sistematicamente la lista della spesa e 1 su 10 ha riscoperto i negozi al dettaglio. Cibo che si conosce come fonte di sostentamento, cibo come espressione di salute ma anche di benessere psichico; cibo come coccola, piccola gratifica fondamentale per affrontare un periodo di stress.
