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Scuola e Università

Scuola: il 30 maggio sindacati in piazza contro il decreto legge 36

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Gli studenti respirano già l’aria della fine delle scuole (la data in calendario è l’8 giugno), ma è protesta, da parte dei sindacati, per tutelare il diritto all’autonomia scolastica nei confronti del decreto legge 36 su formazione e reclutamento, approvato nei giorni scorsi dal governo.

Lo sciopero, proclamato dalle sigle sindacali Flc Cgil, Cisl scuola, Uil Scuola, Snals Confsal, Gilda Unams, è in programma a Roma lunedì prossimo – l’appuntamento è in piazza Santi Apostoli alle 10.30 -: alla mobilitazione sarà presente anche una delegazione di lavoratori dalla provincia di Alessandria.

Quello che in sostanza i sindacati chiedono è di attuare una riforma nei confronti di un decreto che penalizza, in particolare, le stabilizzazioni dei precari, aumentando di fatto i posti vacanti e non favorendo il processo di reclutamento per diventare insegnante di ruolo, con un allungamento dei tempi che penalizza ulteriormente lo scarso organico attualmente in forze al mondo scuola. Basti pensare che da 2 anni a questa parte i supplenti non sono sufficienti per colmare i buchi dell’orario scolastico e si deve utilizzare personale che non ha i requisiti per insegnare (le cosiddette messe a disposizione). Tradotto in numeri: in provincia di Alessandria i posti vacanti sono stati 800 nell’anno scolastico 2021/2022, con una media di precari del personale docente per ogni scuola che varia dal 30 al 50%.

E poi c’è lo spinoso nodo della formazione che – come afferma Serena Morando, segretaria Flc Cgil – viene “imposto dall’alto”, attraverso un sistema che vincola i docenti a formarsi su alcune tematiche definite dalla norma attraverso una “presunta scuola di alta formazione” avulsa dal contesto scolastico. Gli stessi docenti – spiega ancora Serena Morando – si possono proporre su base volontaria, ma saranno poi “scelti” per partecipare a questa formazione che darà poi un bonus, ma che lascerà inevitabilmente indietro alcuni e che sarà pagata con risorse generali del sistema formativo (si stimano 10.000 posti, sul territorio nazionale, a partire dal 2024), ma al tempo stesso verranno tolte le risorse della cosiddetta card della formazione (pari a 500 euro annuali). In poche parole è in ballo la difesa dell’autonomia professionale dei docenti ed il valore di un contratto che ne tuteli il lavoro.

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