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Scuola e Università

Ritorno a scuola per oltre 5 milioni di studenti, polemiche in Piemonte

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Oggi è il giorno in cui 5 milioni e 600.000 studenti tornano in classe dopo 6 mesi a casa. Oggi è il giorno in cui anche il governo si siede al banco per la prova più importante: garantire la ripresa formativa in massima sicurezza.

La preparazione del rientro da parte della macchina organizzativa che, seguendo le linee guida del governo ma in autonomia scolastica, ha fatto i conti per mesi tra il calcolo del distanziamento e la gestione di ingressi ed uscite, servizio scuolabus e mense, pre e doposcuola, ha portato inevitabilmente con sé – anche col primo suono della campanella – una serie di incognite fra cattedre vacanti e mancanza di spazi.

E mentre le nuove leve ricevono l’augurio dalle massime autorità di un buon inizio di anno scolastico, rimbalza la data del 25 settembre: quella dello sciopero per protestare contro la gestione del rientro. Ci vorrà pazienza, sia da parte degli alunni – consapevoli di tutta una serie di norme anti Covid che andranno rispettate per la salute loro e dei familiari che li aspettano a casa – che da parte del corpo docenti e del personale Ata, che hanno la grande responsabilità non solo di formare giovani generazioni ma di farlo in un clima sereno e costruttivo.

Questa mattina si sono formate alcune code agli ingressi degli istituti scolastici, dove gli studenti sono rientrati a scaglioni: non tutte le classi sono infatti tornate oggi in aula. In Piemonte, poi, è fisiologico che si allunghino i tempi poiché è stata introdotta l’ordinanza regionale della misurazione della temperatura anche all’ingresso della scuola (dopo che le famiglie l’hanno già provata a casa ai propri figli, firmando per loro l’autocertificazione).

Ordinanza che ha sollevato non poche polemiche, ma che alla fine è stata recepita, con scuole che si sono pure attrezzate con termoscanner, differenziando gli ingressi per evitare gli assembramenti. Fra le criticità piemontesi di inizio anno emergono poi il vuoto di 7000 docenti di ruolo (per il governo sabaudo sarebbero 20.000 le cattedre vuote) e una carenza di organico del personale Ata di oltre mille lavoratori. Sono i dati diffusi dalle segreterie regionali dei sindacati di categoria, che parlano di una ripartenza a cattedre vuote, con il personale precario chiamato a supplire e dare provvisorio rimedio a guasti e malfunzionamenti di anni.

Non basta, alle rappresentanze sindacali, il fatto che il Piemonte abbia incrementato i trasporti del 20%, che saranno pieni all’80% – un obiettivo faticosamente raggiunto dalle Regioni dopo lunghe trattative con il Governo. La querelle si gioca sull’aumento di instabilità ed incertezza, nonostante si sia predicato di far uso – tutti – di buonsenso e responsabilità. Soprattutto nei confronti di chi ha ripreso in carico gli alunni durante la giornata scolastica. Gli insegnanti, i collaboratori scolastici e gli studenti si meritano di iniziare questo nuovo anno con entusiasmo e con la consapevolezza che ci saranno difficoltà, sì, ma che oggi è di fatto ripartito l’intero Paese Italia.

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