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Scuola e Università

Piemonte, misurazione febbre per alunni: Regione risponde a Ufficio Scolastico

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La Regione Piemonte risponde all’Ufficio scolastico regionale in merito allo scontro sulla rilevazione della temperatura agli alunni.

Di seguito, la nota ufficiale:

In merito alla nota diffusa dall’Ufficio scolastico regionale, il Presidente della Regione Piemonte sottolinea che da settimane chiede al Governo che la febbre venga misurata a scuola e, da settimane, ripete che se non fossero intervenuti da Roma lo avrebbe fatto lui con una ordinanza. Voleva già formalizzarlo un mese fa, ma l’Usr ha chiesto alla Regione di attendere l’indicazione nazionale. Per rispetto istituzionale lui l’ha fatto, ma non accetta che ora si accusi la Regione di un ritardo. Perché dopo mesi per prepararsi, in cui l’unica priorità doveva essere la ripartenza dell’anno scolastico, le linee guida nazionali sono arrivate solo alla fine di agosto.

Il Presidente aggiunge che per tutta l’estate i nostri dirigenti scolastici e i nostri sindaci hanno lavorato ininterrottamente per inventare soluzioni che nessuno aveva indicato loro. Si sono improvvisati geometri e ingegneri. Ora mancano quattro giorni all’inizio della scuola e non c’è ancora certezza sugli insegnanti che servono per completare l’organico, sui banchi, sulle mascherine chirurgiche che il Governo ha previsto che le scuole consegnino tutte le mattine.

La Regione Piemonte ha anche stanziato 500 mila euro per aiutare le sue scuole a comprare termometri e termoscanner che sarebbe stato compito del Ministero far avere ai territori.

Il Presidente evidenzia che se c’è qualcuno di “tardivo” non è certo la Regione e trova assurdo che, nel mezzo di una pandemia che ha messo in ginocchio il mondo intero, si stia a discutere della richiesta di controllare ogni giorno che la temperatura venga indicata sul diario, oppure su un foglio, sul registro elettronico, in una chat di classe o con qualsiasi altro mezzo comodo e facile scelto dalla scuola. Non gli sembra che si stia chiedendo la luna, visto che in gioco c’è la salute dei nostri figli e dei loro nonni, che sono le persone con cui trascorrono molto del loro tempo. In un Paese normale la temperatura la rileverebbe la scuola all’ingresso, come stanno facendo da mesi gli uffici pubblici e le aziende.

Il Presidente conclude sottolineando che abbiamo da affrontare mesi difficili e le energie sarebbe opportuno usarle per cose più utili di polemiche strumentali. Lo conforta, però, sapere che molte scuole e molti comuni, a prescindere dalle lungaggini burocratiche ministeriali, si erano già organizzati per la rilevazione della temperatura a scuola, dimostrando di avere più buon senso di chi decide a Roma.

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