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Scuola e Università

Verso l’incremento della DID, ma alcune scuole sono ancora senza banchi

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I contagi aumentano e il “mondo scuola” si riprogramma nuovamente dopo i provvedimenti emanati dal governo nell’ultimo Dpcm e all’indomani delle misure restrittive contenute nell’ordinanza firmata dal presidente della regione Piemonte Alberto Cirio per evitare un “lockdown generalizzato”.

Previsto il taglio delle lezioni in presenza dal prossimo 26 ottobre. Non cambia nulla per la scuola dell’infanzia, la primaria e la secondaria di primo grado, mentre per gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado (dalla seconda alla quinta classe) la Didattica Digitale Integrata almeno al 50% o – come si ventilerebbe in un prossimo Dpcm – con l’utilizzo di turni scolastici pomeridiani, sta mettendo sotto pressione gli istituti scolatici territoriali ed i dirigenti scolastici, a stretto contatto per cercare di rimodulare la necessità di garantire formazione in sicurezza.

“La Didattica Digitale Integrata era già stata parzialmente applicata nei 15 istituti superiori della provincia di Alessandria dalla seconda settimana dall’inizio dell’anno scolastico – spiega Pierangela Dagna, dirigente dell’Ufficio Scolastico Territoriale Alessandria e Asti -. Questa metodologia di insegnamento/apprendimento (peraltro già prevista dal “Piano scuola”) è stata attuata nei plessi di mia competenza a rotazione e con buonsenso. Su 30 ore settimanali e, nei casi di quarantena, il rapporto era di 10 ore erogate a distanza su 30. Forse adesso la questione più complicata è prevederla in modo seriale e massivo dalla seconda classe alla quinta, con una riorganizzazione auspicabile a settimane alterne, perché non va dimenticato che alcuni docenti sono inseriti in altri istituti della città“.

Sì, quindi alla modifica dell’orario in ingresso ed in uscita, ma solo se si ha la certezza che i mezzi portino a scuola e a casa gli studenti. “Secondo me – prosegue il dirigente Dagna – se fossimo riusciti a potenziare i trasporti locali, almeno nelle piccole province avremmo potuto continuare come stavamo facendo. Senza contare – conclude – che ci sono scuole che stanno ancora aspettando i banchi monoposto”.

Stride, infine, dal punto di vista didattico, il fatto che l’ordinanza non riguardi specificatamente solo il triennio delle superiori, ma contempli anche la seconda classe, che è – di fatto – ancora “scuola dell’obbligo”.

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