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Acqui Terme: al via il 12 settembre la mostra fotografica di Mark Cooper

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ACQUI TERME – Verrà inaugurata il 12 settembre, con apertura al pubblico alle ore 17.30 nelle sale di Palazzo Robellini, la mostra fotografica personale dell’artista fotografo Mark Cooper curata da Maria Federica Chiola che raccoglie nelle sale dello storico Palazzo scatti fotografici dei luoghi straordinari che ogni giorno sono gioia per gli occhi.

Mark Cooper

Il paesaggio agrario rappresenta il rapporto tra uomo e natura, uno dei pilastri del riconoscimento che l’UNESCO ha attribuito nel 2014 a Langhe-Roero e Monferrato. Da questo pensiero nasce l’idea della mostra “Earthscapes” di Mark Cooper, perché la fotografia è uno straordinario strumento per leggere e studiare il paesaggio, fissarne le caratteristiche in un istante: lo scatto.

Si tratta di un omaggio al territorio ma anche all’artista che, straniero, in tempi alquanto lontani, ha apprezzato la bellezza di ciò che lo circondava e, molto prima della nomina a Patrimonio Mondiale dell’Umanità, ha documentato quei luoghi che, forse, agli occhi dei più, di quelli che lo praticano ogni giorno, sfuggiva, non aveva rilevanza, era scontato.

In mostra a Palazzo Robellini sono esposti 35 scatti di Mark Cooper tra cui due opere presentate nel 2017 a Palazzo Zenobio, Venezia, per la Triennale della Fotografia Italiana con i due scatti fotografici “In cima al campo con vento da sinistra” e “Opening the closed” e due in cortese prestito dalla Vecchia Cantina Alice Bel Colle, presidente Paolo Ricagno, dove sono conservate numerose opere dello stesso artista.

Le immagini di Mark Cooper riflettono le emozioni personali, il suo viaggio attraverso la vita da cui trae ispirazione. Ha scoperto la fotografia all’età di sette anni e, da allora, fotografia e vita hanno coinciso in un continuo processo creativo che ha preso forma con il progetto “Earthscapes, l’arte del paesaggio”.

Mark Cooper è un uccello in volo, i suoi scatti fotografici dall’alto gli consentono di scrutare la “tela” come un volatile in cerca della preda e tutto armoniosamente si traduce nello scatto finale, preciso, quell’attimo che Cooper con professionalità e sensibilità sa cogliere e dove ogni elemento è linea grafica, geometria, acquarello, luce ed ombra: lo scatto è unico, puro, integro.

Le sue immagini fotografiche diventano forme pure dai cromatismi forti e delicati al tempo stesso, mimetismi che sfociano nell’Astrattismo mettendo in luce bellezza, modularità geometrica dei luoghi dettata dalle coltivazioni e confini, avvicendarsi delle stagioni, tutto è frutto del lavoro dell’uomo ed espressione di una “cultura agronoma” scandita anche da antichi saperi e tradizioni.

Una sensibilità artistica e personale che si esprime anche con l’omaggio al contadino Quinto la cui immagine è presente in ogni mostra con il suo volto rugoso di chi passa la giornata in vigna.

I suoi scatti sono immagini della terra che l’artista ama chiamare “Agriculture Art” e che l’artista così descrive: “Il punto di vista per me ideale da cui fruire di queste opere dell’uomo è il cielo. Da quella posizione le forti emozioni che mi comunica lo scenario sottostante, mi portano al completamento dell’opera: la scelta dell’inquadratura. La composizione si rivela ai miei occhi ancora prima che all’obiettivo, l’inquadratura taglia il superfluo per lasciare soltanto l’essenziale, gli elementi perfettamente combinati tra di loro giungono al significato più vero, giungono fino all’anima. L’opera è compiuta, il quadro è completo. Il mio ruolo è incorniciarlo in un cinquecentesimo di secondo. In questo modo i disegni tracciati, combinati con gli elementi naturali, diventano eterni e non saranno mai più modificati dal moto inesorabile della natura: l’obiettivo li ha catturati per sempre”.

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