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Cronaca

Bandito J&J dalla Danimarca, l’Italia cambia strategia su AstraZeneca

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La percentuale delle persone positive al Covid in Italia è in calo (ieri erano poco meno di 6000 rispetto agli oltre 9000 del giorno precedente per un tasso di positività pari al 4,9%), con un leggero ribasso anche dei pazienti ricoverati in terapia intensiva e oltre 3 milioni e mezzo di guariti dal virus nelle ultime 24 ore.

Un dato incoraggiante, pur smorzato dagli strali lanciati dal sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri che, riferendosi ai 30.000 tifosi dell’altro giorno in piazza Duomo a Milano, parla di “errore” che – fra due settimane – potrebbe concretizzarsi in una recrudescenza dei contagi.

Se il buonsenso in molti casi purtroppo latita, il cambio di strategia della campagna vaccinale non sta, di fatto, aiutando i più nella comprensione di un percorso sanitario ad ostacoli, con una Danimarca da un lato che – dopo averlo definito troppo rischioso, esattamente come AstraZeneca – ha escluso il vaccino Johnson & Johnson dal programma di vaccinazione anti-Covid e un Regno Unito dove le vaccinazioni somministrate sono salite a quasi 50,1 milioni inclusi 15 milioni e mezzo di richiami, con un trend che – se i dati resteranno questi – potrebbe portare all’abolizione del distanziamento personale oltre un metro dal prossimo 21 giugno, pur frenando sulla ripresa dei viaggi turistici all’estero dal Regno Unito, che potrebbero riprendere dal 17 maggio.

In Germania, addirittura, si parla della fine delle misure restrittive per i vaccinati e per i guariti già a partire dal prossimo fine settimana. E in Italia? In Italia il commissario per l’emergenza Covid Francesco Figliuolo ha sottolineato che “se non impieghiamo tutti i vaccini il ritmo della campagna non raggiunge gli obiettivi nei tempi prefigurati”. Pur essendo Astrazeneca consigliato a determinate classi, “l’Ema – ha spiegato ancora il generale Figliuolo – dice che va bene per tutti. Ci sono effetti collaterali ma sono infinitesimali”.

Quindi, in base agli studi in corso, si apprende anche che si sta valutando di estendere Astrazeneca alla classe di età inferiore ai 60. Lo stesso vaccino che, dopo il via libera dell’Aifa a fine gennaio non dava indicazioni specifiche sulle fasce d’età e che poi, già a febbraio, riceva l’indicazione di somministrazione alla popolazione tra i 18 ed i 55 anni (con il via libera, un mese dopo, anche per gli over 55), a metà marzo veniva sospeso in molti Paesi europei. Tra altalene varie, AstraZeneca si vedeva ridare il via libera dopo 3 giorni, ma l’Agenzia italiana per il farmaco ne limitava la somministrazione agli ultrasessantenni.

Oggi si cambia e il nuovo obiettivo è: AstraZeneca anche per gli under 60, misura necessaria – come motivato da Figliuolo – per centrare la campagna vaccinale. Attualmente sono state somministrate 20 milioni e 700.000 dosi a fronte di 24 milioni e 700.000 vaccini. Intanto, tra il 5 e il 7 maggio, arriveranno altri 2 milioni di fiale Pfizer, vaccino al vaglio dell’Agenzia europea del farmaco, che a giugno scioglierà la riserva sull’ipotesi di vaccino Pfizer agli under 16, e fino ai 12 anni.

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