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Cronaca

Torino: cucinavano crack e cocaina in laboratorio, due arresti

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TORINO – In pieno lockdown, vicino a uno Stadio vuoto e una città deserta, due giovani senegalesi continuavano a spacciare e a nascondere le dosi sotto i contenitori della raccolta degli abiti usati.

I Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Torino Mirafiori hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per i reati di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti emessa dal G.i.p. del Tribunale di Torino su richiesta della locale Procura della Repubblica nei confronti di 2 pusher senegalesi, attivi nel quartiere Santa Rita, in particolare nei dintorni dello Stadio Olimpico “Grande Torino”.

Le indagini dei militari dell’Arma, coordinate dalla Procura della Repubblica di Torino, scaturite da numerose segnalazioni dei residenti nei pressi dello Stadio, hanno permesso di individuare due senegalesi, di cui uno minorenne, organizzati in turni predefiniti che coprivano la piazza di spaccio dalle prime ore del pomeriggio alla tarda notte.
La coppia aveva avviato una fiorente attività di spaccio di cocaina e crack. Max e Gabriel, questi i nomi di fantasia con cui erano chiamati dagli acquirenti, mediante contatti telefonici intrapresi su utenze di “servizio” attivate ad hoc e note ai soli clienti per richiedere un “appuntamento”. I due senegalesi avevano il controllo sul rifornimento di stupefacenti nel quartiere Santa Rita, a cavallo dello Stadio Olimpico, tra Corso Agnelli e Corso Unione Sovietica.

I Carabinieri hanno individuato i nascondigli – realizzati in luoghi di fortuna tra le inferriate della cantina di un palazzo o nella cassetta di una cabina elettrica – ove i giovani occultavano abilmente lo stupefacente, già suddiviso in dosi all’interno di un calzino, per eludere i controlli delle Forze di Polizia. Sequestrate 130 dosi di cocaina e crack.
L’attività ha già permesso, a marzo di quest’anno, di individuare la loro base logistica in un appartamento di Via Villar 19 a Torino, nel quartiere di Barriera Milano, trasformato in un vero e proprio laboratorio per la preparazione e il confezionamento dello stupefacente. I carabinieri avevano sequestrato 370 grammi di cocaina (otre 1900 dosi), sostanza da taglio e pentole per cucinare il crack.

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