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Cronaca

Riprende il processo Eternit Bis: parlano i testimoni dell’accusa

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NOVARA – È ripreso, questa mattina, in Corte d’Assise e a porte chiuse in tribunale a Novara, il processo Eternit Bis a carico del magnate svizzero Stephan Schmidheiny con l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale per la morte di 392 persone vittime dell’amianto nel territorio di Casale Monferrato.

Con l’udienza di stamani – ne seguiranno altre venerdì 19 e nei successivi lunedì, il 4, l’8 e il 27 ottobre – entra nel vivo la fase dibattimentale. Si inizia con i testimoni dell’accusa e con il casalese Nicola Pondrano: noto sindacalista nel settore dell’edilizia, pure lui lavorò nella “fabbrica dell’orrore”. Fu tra i primi ad avere sospetti sulle morti per amianto, impiegato per 80 anni prima di essere messo al bando: insieme a Bruno Pesce, altro storico volto impegnato nella lotta alla fibra killer (all’epoca era alla guida della Camera del Lavoro di Casale), formò il comitato delle vittime.

Dopo la sua testimonianza, è stata la volta di un dirigente rispettivamente per Arpa (l’agenzia regionale per la protezione ambientale) ed ufficio ambiente ed ecologia del comune di Casale. Non ha invece potuto essere presente – tra i testi della prima tornata – Giovanna Patrucco, figlia di una panettiera morta di mesotelioma, tumore che si contrae – nella maggior parte dei casi – entrando in contatto con l’amianto, a casa o sul posto di lavoro, oppure convivendo con persone che lo lavorano.

Al termine dell’udienza prima della pausa estiva – lo scorso 19 luglio – la Corte aveva deciso di sfoltire l’imponente lista dei testimoni, presentata dagli avvocati di Schmidheiny: oltre 1300 persone. Era stata proprio l’accusa, col procuratore torinese Gianfranco Colace e il sostituto procuratore di Vercelli, Maria Giovanna Compare ad esplicitare questa richiesta: ora sono un centinaio i testi – compreso il premier Mario Draghi – che verranno ascoltati.

Questa mattina, come sempre da quando è iniziato il processo Eternit Bis, i rappresentanti di Afeva – l’Associazione Familiari Vittime Amianto – di Casale hanno presidiato l’ingresso dell’aula magna dell’Università del Piemonte Orientale: un processo doloroso, che fa tornare alla memoria la cocente prescrizione di 12 anni fa – da parte della Cassazione – di quella condanna per disastro doloso permanente nei confronti dello stesso Schmidheiny.

“Nonostante la devastante delusione della Cassazione ed i tempi lunghissimi del ‘sistema giustizia’ – ha affermato Bruno Pesce, presente al sit in fuori dal tribunale – dobbiamo continuare la lotta fino al raggiungimento dell’affermazione della verità e della stessa giustizia. Lo pretendono le vittime, tutti i giorni. E non solo quelle di Casale”.

Venerdì 17 settembre proprio Bruno Pesce è stato convocato alla prossima udienza. Insieme a lui ci saranno Giuliana Busto, presidente Afeva, e gli amministratori pubblici Federico Riboldi e Alberto Cirio, rispettivamente attuale sindaco di Casale Monferrato e presidente della Regione Piemonte.

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