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Cronaca

Strage Quargnento: confermato il fermo per Vincenti

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AGGIORNAMENTO: Confermato dal Gip il fermo per Giovanni Vincenti, per cui rimane la misura di custodia cautelare in carcere.

ALESSANDRIA – Si attende per oggi la convalida dell’arresto per Giovanni Vincenti, l’imprenditore reo confesso della strage di Quargnento. Il provvedimento, alla luce dei fatti è scontato.
Intanto non si attenua la rabbia e lo sgomento della gente, per una tragedia che poteva essere evitata, mentre il parroco del paese, invita alla calma e alla riflessione.

Il servizio andato in onda nel nostro TG

Sarà oggi la giornata della convalida dell’arresto per Giovanni Vincenti. Un provvedimento scontato, per una tragedia che per tutti grida vendetta. Non si attenuano infatti il dolore e lo sgomento che ruotano attorno alla tragedia di Quargnento, soprattutto alla luce della dinamica che ha portato alla morte tre giovani vigili del fuoco.
Le indagini intanto continuano, con gli inquirenti che stanno accertando ruolo e responsabilità della moglie di Vincenti, Antonella Patrucco, attualmente indagata a piede libero.
Ieri all’interno di quel che resta del casale, gli artificieri hanno trovato fra le macerie, le ultime quattro bombole di gpl che il 55enne aveva collocato, insieme ad altre tre, nelle varie stanze, affinché, alimentate da due timer, esplodessero per mandare in frantumi tutto, con l’unico scopo di intascare quel milione e mezzo dell’assicurazione e potersi così, mettere a posto con i debiti e le esposizioni che aveva con le banche.
Un piano scellerato, che forse, insieme alle incriminazioni per disastro doloso, lesioni volontarie e omicidio doloso plurimo, gli costeranno anche l’accusa di frode.
Vincenti, che é difeso dagli avvocati Vittorio Spallasso e Laura Mazzolini, dal carcere continua a disperarsi, affermando che non voleva uccidere nessuno. Ma allora perché, dopo la prima esplosione avvenuta a mezzanotte a causa di un pasticcio con i timer, non ha detto al carabiniere che lo aveva avvisato, che all’una e trenta tutto sarebbe saltato in aria, allertando così le squadre di soccorso affinché si allontanassero da quello che lui stesso aveva trasformato in un deposito di morte?
Questo interrogativo, come un tarlo, accompagna i commenti al fulmicotone di tutti, specie sui social, dove non si attenua lo sgomento nei confronti delle vittime e delle loro famiglie.
Vincenti, oltre a non avere evitato la strage, pur avendone avuta l’occasione, nei giorni successivi all’esplosione, non si è neppure costituito, ma anzi, ha continuato a mentire, affermando di avere acquistato l’ultima bombola gpl anni fa e che lui, nonostante fosse diplomato in elettronica, si era sempre occupato di software é che non era capace ad accendere neppure un fornello del gas. Ma non solo, ha anche tentato di depistare le indagini, invitando gli inquirenti ad indagare nei confronti di persone che ce l’avevano con lui, dichiarando che chi gli aveva fatto saltare la casa, aveva agito per dispetto.
Ieri a Quargnento, prima di deporre fiori e lumini davanti al cancello della casa teatro della tragedia, centinaia di persone si sono raccolte in chiesa per ricordare Marco, Matteo e Antonino. Il parroco, don Mario Bianchi, commentando un nostro post su Facebook ha scritto: “Non mi ritrovo nella descrizione di un paese in preda alla rabbia, non diamo a qualche commento di tono rabbioso sui Social la capacità di trasmettere una generale sensazione. Dolore e sgomento sì, molto, ma composto, persone che cercano di trovare passi di Vita e non di morte, di giustizia, ma non di odio, per tutti”.
Un invito dunque ad abbassare i toni, nonostante la ratio umana spinga la lancetta di questa atroce storia verso la pochezza umana e la memoria di tre vite innocenti che oggi non ci sono più, proprio a causa di quell’inspiegabile gesto scellerato.

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