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Cronaca

Giudizio immediato per i coniugi Vincenti, accusati della strage di Quargnento

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ALESSANDRIA – Svolta nelle indagini sulla morte dei tre vigili del fuoco. Gianni Vincenti e la moglie Antonella Patrucco sono incriminati per omicidio volontario plurimo. Rischiano entrambi l’ergastolo.

Il servizio andato in onda nel nostro TG

La magistratura di Alessandria non fa sconti ai coniugi Gianni Vincenti e Antonella Patrucco, ritenuti responsabili della strage di Quargnento, che lo scorso 5 novembre costò la vita a tre vigili del fuoco e il ferimento di altrettante persone.

Incriminati per omicidio volontario plurimo, lesioni volontarie plurime, crollo doloso di una casa, truffa all’assicurazione, calunnia nei confronti di un vicino di casa, un giardiniere chiamato in causa ingiustamente, i due presto saranno processati dalla corte d’assise di Alessandria.

Non possono accedere al giudizio abbreviato con conseguente riduzione della pena, in base a una nuova norma che esclude il beneficio per i reati che, come in questo caso, prevedono l’ergastolo.

Vincenti è detenuto, la Patrucco è invece tuttora a piede libero. Lui e difeso da Vittorio Spallasso e Laura Mazzolini, lei, che ha fin da subito preso le distanze dal marito, da Caterina Brambilla.

Entrambi si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, ma non appena individuati come presunti responsabili, lui si accollò ogni responsabilità, dichiarando di aver appiccato il fuoco alla casa di Quargnento per riscuotere i soldi dell’assicurazione; la moglie invece escluse ogni responsabilità.

I coniugi sono stati incriminati con giudizio immediato. L’inchiesta è stata svolta dal procuratore della Repubblica Enrico Cieri, coadiuvato dal rubato sostituto Elisa Frus.

I fatti sono tragicamente noti: i vigili del fuoco Marco Triches, Matteo Gastaldi e Antonino Candido, morirono nello scoppio della casa, dove erano accorsi per spegnere un incendio.

Mentre si trovavano sul posto, una seconda deflagrazione li colpì in pieno, uccidendoli. Altri due colleghi rimasero feriti e con loro anche un carabiniere.

La casa esplose perché Vincenti aveva installato in diverse stanze bombole gpl. Lo fece in modo grossolano, sbagliando i timer, ma poteva evitare la strage se dopo il primo scoppio avesse telefonato ai vigili del fuoco o ai carabinieri, avvertendoli del pericolo non ancora scongiurato.

Ma così non fece: se ne stette zitto e la tragedia si consumò in tutto il suo orrore

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