Centinaia di sequestri in tutta Italia
e perquisizioni congiunte in Piemonte, Calabria, Emilia Romagna e Toscana,
cinque sono i soggetti indagati.
L’operazione scaturisce dallo sviluppo di elementi emersi durante l’attività di controllo economico-finanziario del territorio, dal costante monitoraggio delle problematiche legate alla ludopatia attraverso il gioco illegale, anche a danno dei minori, nonché dallo sviluppo sinergico delle attività amministrative e di pubblica sicurezza svolte dalla Polizia di Stato di Roma, Torino e Vercelli e dalla Guardia di Finanza di Torino, nel corso di controlli in materia di apparecchi e congegni da intrattenimento e divertimento.
In particolare, è stata disarticolata una rete criminale di produttori, gestori e altri operatori del mondo del gioco d’azzardo, i quali avevano installato in tutta Italia centinaia di apparecchi del tutto simili a “slot machine”, pur essendo privi dei previsti titoli autorizzatori e del collegamento con la rete telematica dello Stato, perché spacciati per dispositivi medicali contro la Ludopatia.
Gli apparecchi illeciti, in
sostanza, si differenziavano unicamente per accettare gettoni al posto di
monete e, da una parte non venivano in alcun modo garantite le probabilità di
vincita fissate esplicitamente dalle norme di settore, dall’altra non vi era
alcun collegamento con la rete telematica dello Stato.
La Procura della Repubblica di
Torino, all’esito delle indagini, ha codelegato all’esecuzione delle
perquisizioni e dei sequestri in corso il Servizio Centrale Operativo di Roma della
Polizia di Stato, le Squadre Mobili di Torino e Vercelli e i militari del 2°
Nucleo Operativo Metropolitano del Comando Provinciale di Torino.
È questo l’esito di una vasta
attività culminata nelle perquisizioni e nei sequestri eseguiti a partire da questa
mattina.
L’indagine si è concentrata sugli
apparecchi sviluppati da una società con sede in Provincia di Reggio Calabria
e, di fatto, amministrata da un soggetto con precedenti penali anche in materia
di gioco d’azzardo.
Le slot machine “camuffate” invece di ridurre le conseguenze della ludopatia in realtà ne amplificavano gli effetti avversi e la portata del fenomeno.
Nello specifico le video slot, essendo prive di
collegamento alla rete telematica nazionale, evadevano completamente le
imposte.
I gettoni da introdurre negli
apparecchi, seppur pubblicizzati come gratuiti, di fatto venivano
sistematicamente convertiti in denaro dall’esercente, come è stato rilevato nel
corso dei controlli, pertanto i clienti ricevevano i gettoni dietro pagamento,
in rapporto 1 € a 1 gettone, con la possibilità di convertire i jackpot in denaro.
A seguito di specifiche perizie
effettuate dalla società che gestisce la banca dati del gioco lecito, dal Ministero dello Sviluppo Economico
e dal Dipartimento Dipendenze di una A.S.L. piemontese, è stato accertato che
gli apparecchi ricalcavano le stesse caratteristiche delle video slot legali e risultavano del tutto inefficaci al contrasto
della ludopatia, a differenza di quanto pubblicizzato dalla società oggetto di
indagini.
Si rappresenta che il gioco
illegale, privo delle garanzie previste dalla legge, oltre a sottrarre risorse
allo Stato, si può tradurre, di fatto, in una vera e propria truffa ai danni
dei giocatori, poiché riduce sensibilmente le chance di vincita.