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Cronaca

Il Piemonte resta rosso, buona parte d’Italia in lockdown fino al 12 aprile

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Al di là dell’ormai solito appuntamento del venerdì con la cabina di regia del governo, che andrà a decretare – su indicazioni del Comitato Tecnico Scientifico – la colorazione delle regioni a partire da lunedì prossimo, una cosa è certa: dal sabato di Pasqua – il 3 aprile – tutta Italia tornerà rossa, andando in lockdown fino a Pasquetta.

Il fatto è che, nonostante le attuali restrizioni, i numeri Covid restano drammatici: nelle ultime 24 ore ci sono stati quasi 24.000 tamponi positivi e altri 460 morti (un dato anomalo, quest’ultimo, rispetto ad altri grandi Paesi europei). Questa situazione fa sì che possano essere condizionate le riaperture dopo Pasqua, alla scadenza del decreto in vigore fino al 6 aprile. Decreto che dovrebbe arrivare in Consiglio dei ministri nei primi giorni della prossima settimana, forse martedì.

In ballo ci sono il ritorno a scuola, che il premier e alcuni ministri vorrebbero anche in zona rossa, il ripristino del sistema originario dei colori – compreso il giallo sospeso in questo periodo -, con le decisioni sugli spostamenti tra regioni e sulle attività produttive. Complice anche una campagna vaccinale che prosegue a rilento, l’ipotesi che prevale tra i ministri più prudenti è quella di prolungare le restrizioni attuali oltre Pasqua.

Un’altra ala spinge invece per riaprire gradualmente far ripartire non solo l’istruzione, ma anche il commercio e la ristorazione laddove possibile. Intanto forse già da domani la Valle d’Aosta dovrebbe passare in fascia rossa, così come restano rossi fino al 12 aprile Piemonte, Lombardia, Trentino, Friuli, Emilia-Romagna, Marche e Puglia, perché hanno ancora un’incidenza di casi e un Rt molto alti e per essere promossi occorre avere per due settimane numeri da arancione.

E mentre resta aperta l’ipotesi di far rientrare a scuola gli alunni degli asili nido e della primaria subito dopo Pasqua, organizzando uno screening settimanale a tappeto, l’altro nodo che viene rimandato al 6 aprile sul tavolo della Conferenza delle regioni è il protocollo per la vaccinazione in sicurezza nei luoghi di lavoro.

La richiesta di imprese e sindacato è sempre la solita: avere un piano unico nazionale per evitare la solita babele regionale. Peccato che, com’è noto, manchino i vaccini e – giocoforza – la vaccinazione nei luoghi di lavoro è probabile non partirà prima di maggio.

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