ALESSANDRIA – Deve scontare due anni e 8 mesi di reclusione. Deve essere assolta per non avere commesso il fatto. Queste le richieste di accusa e difesa, nel processo in Corte d’Assise ad Alessandria, a Lara Bombonati, la giovane tortonese accusata di terrorismo di matrice islamica. Sentenza l’11 novembre.
Il servizio andato in onda nel nostro TG
Battaglia fra le parti al processo in Corte d’Assise ad Alessandria a Lara Bombonati, la 28enne tortonese accusata di aver appoggiato e aderito ad associazioni terroristiche di matrice islamica.
Per il pubblico ministero Enrico Ansaldi di Balme, che ne ha proposto la condanna a due anni e otto mesi con le attenuanti generiche e del vizio parziale di mente, ha fatto da staffetta e ha dato sostegno morale ai familiari delle vittime. Non è una povera vittima, né ingenua come vuole apparire; sapeva bene quello che faceva, maneggiava documenti non di pubblico dominio, ha fatto mediazione terroristica, era imbevuta dei principi in base ai quali un uomo deve combattere e la morte lo trasforma in un martire.
A detta invece del difensore Lorenzo Repetti, che ne ha chiesto l’assoluzione per non aver commesso il fatto, o in subordine per quella che era l’insufficienza di prove, Lara Bombonati non ha svolto quei i ruoli, del terrorista o presunto tale Abu Munir, è stata addirittura prigioniera e ha subito violenze. E vero che, tornata in Italia, lo ha contattato per sapere che fine aveva fatto il marito Francesco Cascio, di cui non aveva notizie, ma perché Munir, era il solo contatto di cui era in possesso. E da lui aveva saputo che il marito era morto.
Non ci sono prove a suo carico, ha detto Repetti, il tenore dei documenti non di dominio pubblico compariva in Internet, non ha aderito, se non ideologicamente ad associazioni terroristiche.
