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Cronaca

In tempi di coronavirus prolifera l’usura

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Ai tempi del Coronavirus prolifera l’usura: è infatti questo l’unico reato che, già durante il primo lockdown è cresciuto rispetto all’anno precedente.

I numeri indicano un incremento del 6,5% mentre, sul fronte delle segnalazioni di sospetto riciclaggio, nel primo semestre del 2020 l’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia ha ricevuto 52.558 segnalazioni, pari al 4,7% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Ad essere prese di mira sono, ovviamente, le difficoltà economiche degli imprenditori e il giro del racket – come ha denunciato l’associazione Sos Italia Libera – è tornato a mietere vittime che si rivolgono agli usurai, i quali approfittano del disagio di chi, non riuscendo ad uscire dagli indebitamenti, affida la propria vita a questi sciacalli.

Il dramma è che i privati e gli imprenditori in difficoltà oggi più che mai si ritrovano – dicono – in uno stato di abbandono da parte degli organi che dovrebbero sostenerli. Più facile, insomma, ottenere da organizzazioni criminali un prestito senza pratiche, ma questa condizione costringe poi le vittime a dover restituire il tutto con interessi che schizzano al 250%.

In Piemonte in questi primi 9 mesi del 2020 le Prefetture hanno emesso (come nell’intero 2018) 59 interdittive antimafia, cioè provvedimenti nei confronti di aziende controllate o condizionate dalle organizzazioni criminali.

C’è poi il fenomeno dei cambi di proprietà delle aziende: uno studio della Transcrime-Università Cattolica di Milano registra come in Piemonte – che nel 2017 aveva approvato una legge proprio su questi temi – siano le province di Torino e Biella a essere quelle più interessate dal fenomeno: c’è stato un nuovo titolare, da aprile a settembre, per ben 43.688 imprese. Intanto questa mattina in Prefettura a Torino si è svolto un incontro con Banca d’Italia, Abi e associazioni di categoria per firmare firmato un protocollo antiusura.

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