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Cronaca

Carcere Torino, polizia penitenziaria sventa il suicidio di un detenuto

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TORINO- E’ successo nel carcere “Lorusso e Cotugno”

Giornata intensa, ieri mercoledì 1 febbraio, per il personale di Polizia Penitenziaria in servizio nel carcere “Lorusso e Cutugno” di Torino. Come riferisce infatti Vicente Santilli, segretario regionale per il Piemonte del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, “in mattina i poliziotti in servizio nel Padiglione B del carcere hanno trovato un telefono cellulare con cavo caricabatteria ed hanno proceduto al sequestro. Nel pomeriggio poi, sempre nello stesso Reparto, il tempestivo intervento dei poliziotti penitenziari ha impedito il suicidio di un detenuto tramite impiccamento. Il Sappe plaude al comportamento ed alla professionalità dimostrata dal personale di Polizia Penitenziaria in servizio al “Lorusso e Cutugno” che, nonostante la grave carenza di organico che puntualmente dal ministero non viene valutata per un incremento, ha risolto positivamente il problema. Il SAPPE Piemonte chiede un immediato incremento di personale da destinare alla casa circondariale di Torino”.

Sul sequestro del telefonino, il segretario generale del primo Sindacato del Corpo, Donato Capece, evidenzia che “nonostante la previsione di reato prevista dal art. 391 ter del Codice penale di recente emanazione per l’ingresso e detenzione illecita di telefonini nelle carceri, con pene severe che vanno da 1 a 4 anni, il fenomeno non sembra ancora attenuarsi. Torniamo a sollecitare urgenti soluzioni drastiche, come la schermatura delle Sezioni detentive e degli spazi nei quali sono presenti detenuti all’uso dei telefoni cellulari e degli smartphone”. E sul suicidio sventato afferma: “Il dato certo è che la scelta di togliersi la vita è originata da uno stato psicologico di disagio. E’ un dato oggettivo che chi è finito nelle maglie della devianza spesse volte è portatore di problematiche personali sociali e familiari”, Per il Capece, “questa è la Polizia Penitenziaria pronta ad agire con gli altri operatori e con gli stessi detenuti, come in tale evento critico al carcere di TORINO, per tutelare la vita dei ristretti. Questa è comunità, ma nel rispetto dei difficili ruoli che ognuno viene chiamato a svolgere per la propria parte di competenza. L’ennesimo tentato suicidio di una persona detenuta, sventato in tempo dalla professionalità ed attenzione dei poliziotti, dimostra come i problemi sociali e umani permangono, eccome, nei penitenziari. Ma l’ennesimo suicidio sventato di un detenuto in carcere dimostra come i problemi sociali e umani permangono, eccome, nei penitenziari, al di là del calo delle presenze. E si consideri che negli ultimi 20 anni le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno sventato, nelle carceri del Paese, più di 23mila tentati suicidi ed impedito che quasi 175mila atti di autolesionismo potessero avere nefaste conseguenze”, aggiunge.
“E non dimentichiamo mai che il suicidio di un detenuto rappresenta un forte agente stressogeno per il personale di polizia e per gli altri detenuti”, conclude il Segretario Generale del SAPPE Donato Capece.

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