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Cronaca

Aborto, limite accesso a RU486: presidio a Torino contro la circolare regionale

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TORINO – Dalle 15 di questo pomeriggio, sabato 31 ottobre, è in corso un presidio davanti alla sede della Regione Piemonte, in piazza Castello a Torino per contestare la circolare di indirizzo sull’aborto farmacologico proposta dai vertici regionali e condivisa per ora solo con alcune strutture sanitarie regionali.

Al fianco del centro antiviolenza Me.dea Onlus di Alessandria e della sezione torinese di “Non Una di Meno”, anche “D.i.Re”, la rete nazionale dei centri antiviolenza, ed i Centri Antiviolenza EMMA di Torino.

“La circolare annunciata dalla Regione limita fortemente l’accesso alla RU486, riservandolo solo agli ospedali e non ai consultori e soprattutto, con un atto di sapore burocratico impone invece una misura dalla forte valenza politica, ovvero l’ingresso dei movimenti per la vita nelle strutture dove si pratica l’interruzione di gravidanza. – afferma Antonella Veltri, presidente di D.i.Re. in nota stampa condivisa sui social.

“Abbiamo visto come i movimenti per la vita colpevolizzano le donne per la decisione di interrompere la gravidanza – afferma Sarah Sclauzero, presidente di me.dea – e questo atteggiamento è contrario allo spirito della legge 194 e alle disposizioni del Ministero della Salute sull’aborto farmacologico”.

“L’autodeterminazione sul proprio corpo è il cuore della libertà di scelta delle donne e dell’uguaglianza di diritti sancita dalla Costituzione, nel riconoscimento della differenza di genere – ribadisce Antonella Veltri – L’ingresso delle organizzazioni pro vita nelle strutture sanitarie dove le donne avviano il percorso di interruzione della gravidanza riafferma il potere patriarcale di controllo sul corpo delle donne che è alla radice della violenza contro le donne”.

“Contesteremo questa circolare con tutte le nostre forze – afferma Anna Maria Zucca, presidente dei centri antiviolenza EMMA di Torino e consigliera di D.i.Re per il Piemonte – anche per evitare un pericoloso precedente che dalla Regione Piemonte possa estendersi ad altre amministrazioni sanitarie”.

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