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Cronaca

Un verbale smentisce Autostrade sullo stato di ponti e viadotti

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Ci sono altre otto infrastrutture a rischio crollo. Secondo la Procura, i vertici alleggerivano i punteggi sullo stato di molti ponti e viadotti di A10, A26 e A6.

Il servizio andato in onda nel nostro TG

Schede di ispezione contraffatte, per far risultare in buono stato i viadotti delle autostrade che collegano Piemonte e Liguria. È quanto sta accertando la Procura di Genova, che ha acquisito i verbali della commissione ministeriale d’indagine sul crollo del Ponte Morandi.
Il 31 agosto dello scorso anno, Michele Donferri Mitelli, dirigente dei piani alti di Autostrade, indagato per omicidio colposo plurimo e disastro, licenziato un mese fa dalla società, quando si presenta davanti alla commissione formata da cinque esperti, è ancora direttore maintenance investimenti esercizio. Tradotto in soldoni, è al vertice di chi decide dove, come e quando fare manutenzione lungo le autostrade.
In quell’occasione, Donferri Mitelli illustra il modus operandi della società, per quanto riguarda la vigilanza lungo i 3mila chilometri di competenza, dove si susseguono 1976 viadotti e 1912 cavalcavia, suddivisi in 9 direzioni di tronco. Le ispezioni vengono svolte ad ogni trimestre per essere poi raccordate da un tecnico laureato a fine anno.
La commissione a quel punto chiede a Donferri Mitelli di spiegare i punteggi attribuiti al Ponte Morandi, sempre attestati su una cifra che oscilla tra i 30 e i 40. E il manager illustra i meccanismi e la gerarchia di voti che viene attribuita alle infrastrutture, che si spalmano su una forbice che va da 10 a 70. Ovvero: a 50 si deve pianificare un intervento in tempi ragionevoli, a 60 si segnala che è compromessa la capacità statica, che a 60/70 si è a rischio crollo e infine, a 70 che il crollo è certo.
Una mappa chiara, che all’epoca dei fatti, report alla mano, non evidenzia nessuna criticità nell’intera rete controllata dai nuclei ispettivi di Spea, l’impresa a capo Benetton, delegata allo screening delle infrastrutture.
Ma i PM genovesi, impegnati ad indagare sul crollo del Morandi, un anno dopo estendono le indagini anche a venti dirigenti e tecnici sia di Autostrade che di Spea, sui quali pesa la presunta accusa di avere falsificato e alleggerito i report su una trentina di viadotti presenti lungo le autostrade della Liguria e del Piemonte.
Ad avvalorare l’ipotesi della Procura, ci sarebbero anche una serie di intercettazioni telefoniche, dove sembrerebbe chiara l’intenzione di abbassare i punteggi sullo stato delle infrastrutture, così da evitare alti costi di manutenzione.
In una in particolare, lo stesso Donferri Mitelli, avrebbe invitato i controllori, a sostituire molti 50 con i voti 30, 40, al fine di non spaventare una cordata cinese intenzionata ad entrare in affari.
Sentendo il fiato della Procura sul collo, Autostrade licenzia e sostituisce i vertici coinvolti nell’inchiesta, esclude Spea dagli accertamenti e fa pubblicare online i dati sullo stato dell’arte dei viadotti, così da evidenziare che quelli più critici non superano la soglia dei 50.

Ma un mese e mezzo fa, i nuovi ispettori portano alla luce una realtà tutt’altro che rosea e alcune opere che avevano un’attenzione minima di rischio, passano improvvisamente alle porte di un possibile imminente crollo.
Si tratta di otto ponti e viadotti della A7, A10 e A26: su quattro infrastrutture, Autostrade impone limitazioni al traffico, di sorpasso e di transito.
Intanto le indagini continuano, con la Procura che ha acquisito atti e intercettazioni.

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